dimanche 20 janvier 2013

Mali

Sono favorevole all'intervento militare francese nel Mali anche se per principio sono un pacifista. Si doveva fare per impedire lo scempio che stava distruggendo un grande paese africano (Ci sono altre operazioni losche, non militari, non dettate dal fanatismo religioso ma dalla speculazione finanziaria sulla terra agricola e fertile ai bordi del fiume Niger, che lo stanno distruggendolo, ma non è qui il momento per parlarne). Non sono mai stato nel Mali ma mi pare di conoscere questo immenso paese assai bene per svariate ragioni che qui non voglio esporre. La guerra in corso mi fa pensare ad un caro amico purtroppo estinto prematuramente, Harouna Touré. Harouna era un gentiluomo, di statura elevata, distintissimo, colto. Una persona saggia. L'ho conosciuto nel comitato scientifico del PASEC (http://www.confemen.org/le-pasec) il programma di analisi dei sistemi scolastici dei Paesi francofoni il cui segretariato si trova a Dakar.Era il rappresentante del Mali nel comitato. Ne approfitto per dire due parole sul PASEC. Per due anni dal 2006 al 2007 sono stato un membro del comitato scientifico del PASEC la cui missione sarebbe quella di valutare e misurare i sistemi scolastici francofoni, in particolare quelli africani. Il programma è molto sostenuto dal Canada francofono, ovviamente dalla Francia e molto meno da altri stati francofoni dell'emisfero Nord. La peculiarità del PASEC consiste nell'impostare valutazioni su larga scala degli apprendimenti dei bambini che frequentano le scuole nei sistemi scolastici africani francofoni, di analizzare questi dati, di formare alla cultura della valutazione gli operatori scolastici soprattutto nei paesi africani e in senso lato nei paesi della francofoni. Il programma esiste da una ventina d'anni. Durante i miei due anni di presenza nel comitato scientifico del PASEC si è tentato di consolidare i programmi di valutazione senza un grande successo. La valutazione degli apprendimenti scolastici nei Paesi africani non può essere svolta come la si fa nei sistemi scolastici avanzati, ma ciò non impedisce di scimmiottare queste valutazione. Ne risultano analisi più o meno attendibili, svolte in condizioni inverosimili, tra un colpo di stato e l'altro, più o meno comparabili. Quando ho capito che non si poteva fare nulla per cambiare la musica ho dimissionato. Avrei potuto restare in carica per due mandati quadriennali. Ho incontrato a Dakar, nel segretariato del PASEC ricercatori africani molto bravi, persone di tutto rispetto, competenti, purtroppo vittime di soprusi e con scarsa libertà di manovra. Non sono loro che comandano, ma i paesi finanziatori e i rappresentanti delle élite africane che occupano i posti dirigenziali con tutti gli annessi e connessi di una gestione all'africana eredita da decenni di sudditanza coloniale. Dunque è nel corso dei alcune riunioni a Dakar per il PASEC che ho avuto modo di conoscere Harouna e altri colleghi africani. Penso a lui, a quanto mi diceva del Mali, poco in verità, del suo impegno nell'amministrazione scolastica del Mali. Poi il Mali mi fa pensare a Tumbouctou (scrivo il nome della città con la grafia francese), un mito della mia infanzia. Nel XVI secolo l'università di Tombouctou se non erro era frequentata da circa 25000 studenti. E' noto a tutti che a Tombouctou esisteva una grandiosa biblioteca a quell'epoca. Del resto è in corso un progetto internazionale per digitalizzare i manoscritti sopravvissuti e salvarli in questo modo. Il grandioso passato dell'ex-impero del Mali mi stringe il cuore perché ormai sono rimaste solo le tracce. La colonizzazione, la schiavitù, ha distrutto tutto. Oggi si arranca per riportare il paese a un livello di sviluppo decente, si spendono anche somme colossali ma la miseria, la subordinazione, il servilismo e la corruzione persistono. Non ne vedrò la fine, ma so di sicuro che non si riparerà nulla con la scuola soprattuto se questa imita maldestramente il modello dell'emisfero Nord. La soluzione non risiede neppure nel sistema dei marabù, questo va da sé, e mi sento molto solidale e prossimo ai pochi gruppi di ricerca scientifica africani che lavorano su soluzioni alternative, che esplorano altre modalità di scolarizzazione, che le valutano e le analizzano, ma questi gruppi lavorano quasi nella clandestinità, con pochissime risorse, con scarsi sostegni occidentali.

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