dimanche 28 octobre 2018

Iniziativa popolare elvetica:"Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (iniziativa per l'autodeterminazione)".

Ancora un'iniziativa della destra nostalgica del passato sulla quale i votanti elvetici dovranno esprimersi il prossimo 25 novembre. Voterò NO.

Questa iniziativa è assurda per moltissime ragioni. L'iniziativa, non facile da capire,  chiede di modificare la Costituzione Federale e oppone la Costituzione Federale elvetica al diritto internazionale.

L'iniziativa non riconosce che esiste complementarietà tra giurisprudenza internazionale e diritto  svizzero , afferma che il diritto elvetico può ignorare norme che proteggono le persone ( per esempio le norme ancorate nel diritto umanitario). In caso di contraddizione tra i due diritti dovrebbe prevalere il diritto elvetico e le norme prescritte dal diritto internazionale dovrebbero essere disattese. Questa è l'autodeterminazione che significa dare  ai cittadini elvetici l'ultima parola su tutte le decisioni politiche importanti. Questa autodeterminazione si concretizza  nella collaudata democrazia diretta. E' questa pratica che l'iniziativa si prefigge di difendere, ignorando per esempio che alle votazioni ( così si chiamano) sui referendum e le iniziative popolari, tipiche manifestazioni della cosiddetta democrazia diretta,   partecipa in media il 40% degli elettori. La maggioranza degli aventi diritto di voto non vota. Si potrebbe dire tanto peggio per loro , ossia per gli assenti, per chi non vota. L'assenteismo è un torto. Ma se la democrazia diretta è davvero importante non si capisce come mai solo il 40% degli inscritti nei cataloghi elettori vada a votare.

Di quale pilastro democratico si tratta? Si ignora che ci vogliono un sacco di soldi per influenzare l'opinione di chi va a votare ( per esempio per pagare i manifesti con i quali si tappezzano strade, piazze e monumenti) e che non tutti possono permettersi di partecipare alle campagne elettorali. Spesso, per non dire sempre,  prevalgono i più ricchi.  Infine non si dice che la formulazione delle iniziative implica lotte furibonde dietro le quinte. Le formulazioni delle domande poste al corpo elettorale  non sono banali. L'opinione pubblica può essere manipolata. Ci sono parecchi modi per manipolare l'opinione dei votanti.

L'iniziativa è uno scontro tra chi intende difendere il diritto del popolo  ( così ci si esprime) a intervenire nella vita politica preservando  una disposizione elettorale  tradizionale ( le iniziative e i referendum popolari) e chi invece crede nel valore dei trattati internazionali che attirano l'attenzione sulla protezione di determinate dimensioni , come per esempio la libera circolazione dei lavoratori. E' successo in tempi recenti che voti popolari non siano stati applicati perché contrari al diritto internazionale , mandando  su tutte le furie i tradizionalisti per i quali il cosiddetto " popolo" si sarebbe espresso nel risultato elettorale e la sua volontà non sarebbe stata rispettata in nome della superiorità dei trattati internazionali.

Questa è una vecchia storia, è una lotta tra campanilismo chiuso e internazionalismo aperto, tra localismo gretto e metropolitarismo flessibile, tra chiusura  comunitaria e apertura  progressista, tra città e campagna, tra gente delle montagne e gente dei centri urbani, tra grandi mercati e piccolo commercio, tra ciò che è vicino e ciò che è distante. Il locale si controlla bene. Quanto è distante invece sfugge , è critico. Si deve diffidare delle voci che vengono da via e non dal campanile, da  quanto coltivano i nostalgici alpini del passato idilliaco ( che idilliaco non era affatto). Il mondo agreste non era per nulla né dolce né delizioso, né bello. Beninteso non tutto quanto offre il mercato è bello. Si deve apprendere a essere critici nei confronti dei valori proposti, apprendere in ogni caso a pensare con la propria testa,  a giudicare. Ma non si apprende a essere critici restando ancorati ai modi tradizionali di vita, spesso ingiusti e ignobili. Non è tutto bello quel che sta altrove ma nemmeno è bello quel che si è vissuto e si crede, ci si illude,  di conoscere bene. I tratti peggiori della violenza locale sono spesso occultati, rimossi, come si dice con la fraseologia di una scienza apparsa  ai primi del Novecento. Si tramanda e si racconta una storia  epica di quanto successo negli anni addietro e si scorda che il mondo agreste era tutt'altro che idilliaco. Era invece aspro, duro, faticoso. I valori che si praticavano allora non erano quelli odierni, ma quei valori non erano affatto migliori di quelli in voga di questi tempi.

I promotori dell'iniziativa sottoposta al voto sostengono che il diritto costituzionale elvetico,  emanato su basi democratiche, è la fonte suprema di referenza della giustizia. Questo riviene a dire che il diritto elvetico è migliore di quello internazionale, che la giustizia praticata in Elvezia non necessita di nessun correttivo. Ancora una volta si batte questo chiodo, quello della perfezione dei prodotti elvetici perché frutto  della democrazia diretta, considerata come un modello di successo e di bontà del diritto e della giustizia . Si vende a tutto spiano questo argomento. Molti vi credono.