mercredi 5 mai 2021

Le femmine

 Questo è un altro tabù della mia educazione. Non se ne è mai parlato in casa né di donne né di gay né di sessualità. Men che meno di amore. Le donne erano esseri pericolosi,  soprattutto quelle che non stavano al proprio posto. Dalle donne si deveva stare alla larga. Questo è quanto ho dedotto dai silenzi familiari sull'argomento. Nessun aiuto dai genitori per capire qualcosa. Eppure i miei pretendevano dettare legge, imporre il loro modello di vita,  dove abitavano.

Sono giunto all'adolescenza senza nessun preavviso, mi sono innamorato di colpo  a 13- 14 anni senza nessuna preparazione, senza sapere cosa fosse innamorarsi.  Il mio pene è diventato lungo e gonfio senza che ne fossi avvertito. Ho a lungo creduto durante l'adolescenza che fosse un'anomalia da fare sparire e così, nei maldestri tentativi per farlo, mi masturbavo e provavo un piacere ben maggiore. Non capivo più nulla.  Non so più se prevaleva in me l'occulta ricerca del piacere solitario, come si diceva allora nelle cerchie che frequentavo, oppure la ricerca della santità e dell'ascetismo, non sapevo  se i miei gesti nei confronti del mio corpo e i miei pensieri a proposito   delle femmine fossero dettati da una tendenza oppure dall'altra.  Per fortuna c'era sempre un confessionale occupato da un prete nelle chiese vicine o sulla strada che dovevo percorrere per andare a scuola, per cui potevo liberarmi rapidamente dai peccati presupposti  che commettevo, dai pensieri che allora ritenevo osceni ma mai e poi mai per anni mi si è stato detto dai confessori che avrei dovuto smettere di denunciare come peccati , ossia come violazione ad una presunta regola, quanto commettevo perché le regole che mi ero date erano errate. Sceglievo ben bene i confessori, molti mi conoscevano. e sono così cresciuto con dentro l'invidia verso il genere femminile che ritenevo non avesse i miei problemi sessuali , con l'ignoranza dell'amore, con il problema di spiegare la femminilità. Non ho saputo fino a molto avanti negli anni, cosa fosse amare. Ho incontrato donnaioli inveterati  che non potevano dirmi cosa fosse amare. Li avversavo. Sapevo solo che amare era complicato e che l'amore poneva problemi, che non volevo avere storie amorose con donne, essere coinvolto in cosidetti pasticci amorosi. Mi sono innamorato un paio di volte e molte femmine si sono innamorate di me, ma non è successo nulla  perché non sapevo cosa significasse per loro e per me  innamorarsi e godere oppure perché pretendevo che non succedesse nulla e che la relazione fosse solo sessuale, ossia solo pornografica. Auspicavo il godimento sul momento. Quindi dovevo sapere cosa fosse amare. Non era necessario spiegarmelo . Lo intuivo, come si dice. Ma ne avevo una concezione del tutto negativa. Quella vissuta in casa e trasmessami dai genitori. Talune donne di cui mi sono innamorato me le ricordo. Ne vedo ancora gli sguardi di innamorate, pronte a darsi e a godere con me.Altre donne sono state oggetto di semplice conquista, di "exploit" sessuali e la relazione non poteva durare perché la donna forse cercava altro, non solo piacere. La mia sessualità fu negata in casa, negata è poco dire. Fu tarpata, soffocata. Ho raramente, forse mai, corteggiato una donna e ho capito molto tardi cosa fosse il suo piacere sessuale, il suo erotismo da soddisfare frequentando un uomo. Ho appena finito di leggere le memorie di Edgar Morin e sono stato colpito dalle molte donne che ha amato, dai moltissimi amori di cui parla liberamente, dalla sua libertà sessuale. Ha gestito l' universo femminile senza remore e si è buttato nel mondo femminile. Delle donne ne parla benissimo , ne ricorda la bellezza; L'esatto contrario di quel che ho vissuto. Forse l'ambiente nel quale sono cresciuto, il mondo "cantonticinese", funzionava così. Non lo credo ma è utile per me pensare in questo modo. Mi è mancato il coraggio e la forza di amare. Ho pensato solo a me stesso, al mio piccolo mondo, ai miei problemi.

Non ho corteggiato nessuna femmina ho detto poco fa. Detestavo essere rifiutato nei balli e non sapevo insistere quando ci ho provato. Eppure il ritmo della musica e delle canzoni mi piaceva. 

Non sapevo nemmeno cosa fosse il bello e il brutto nell'amore. O forse lo sapevo inconsciamente. Probabilmente ho sempre saputo cosa  fosse bello e cosa fosse brutto, ciò  non toglie che quando durante una lezione di scienze del prof. Dal Vesco alla scuola magistrale femminile di Locarno ho realizzato di colpo che i maschi si accoppiavano alla femmine, che per forza doveva andare proprio così,  ho provato disagio e sono stato male. credo che dovevo avere 16 anni. Un po tardi. E' successa la stessa cosa con la castagnata della scuola, organizzata a Giubiasco dai compagni in un caffè-bar. Lì si beveva e si dragava. Vi sono andato il primo anno ma non ci andai più in seguito. L'ambiente, tutto sommato assai banale, non era fatto per me. Non sapevo né ballare né bere. Allora si ballava il liscio. Abbracciare e stringere contro di me una ragazza : forse ne avevo voglia ma la mia educazione lo proibiva. Troppa sessualità per me. Non sapevo proprio come comportarmi, come controllarmi: dapprima le mie reazioni erotiche poi quelle della donna. Ero inibito, bloccato. Avrei passato tutto il tempo seduto ai bordi della sala, senza ballare.Questa era la mia scelta. Non mi pare che i miei mi proibissero di andarci. Non mi ricordo nulla. Il ballo era per me la quintessenza della sessualità e la  dovevo reprimere totalmente. Le brave persone per me erano quelle che annullavano la sessualità. Per forza ce n'erano poche in giro. Non osavo chiedermi nulla sulla sessualità dei miei genitori. Per me non la vivevano.