lundi 28 décembre 2015

Mutazione di sistema scolastico in Italia? Ben venga ma non è il caso.

Percorro Facebook e mi imbatto in un articolo intitolato

"La legge 107/2015 e le deleghe, le mutazioni di un sistema". 

Ritorno sui miei passi. Faccio fatica a capire , poi a credere. L'espressione che mi colpisce è " mutazioni di un sistema". Magari, mi dico. Può anche darsi per chi  è dentro questo sistema  scolastico  ( qui si parla chiaramente del sistema scolastico italiano), ma proprio non mi pare che ci sia una mutazione profonda di sistema. Non ho letto tutta l'ampia produzione stimolata dall'adozione della legge  ma a prima vista mi sento proprio di dire che non si è affatto di fronte a una mutazione di sistema. A qualche ritocco, forse anche. A un restauro? Non mi sembra proprio. Il sistema scolastico italiano tratteggiato nella legge 107 non attira affatto l'attenzione, non propone nulla di esaltante, di coraggioso, di totalmente nuovo. Il sistema scolastico è tenuto in  piedi cosi come è. Tutto rimane governato , ma questo è piuttosto un modo di dire, dal centro, ossia dal livello più elevato dell'apparato scolastico, ossia dal ministero dell'Istruzione Pubblica a Roma. Nessuna novità da questo punto di vista. Il Ministero resta quel che è, con le sue più o meno baldanzose Direzioni Generali. Le risorse finanziarie stanziate al sistema non aumentano . Restano quel che sono anche se ormai è ben noto che qualsiasi seria riforma costi, esige fondi. La formazione duale  o l'alternanza scuola-lavoro per i minori e per gli studenti deboli non appare nemmeno all'orizzonte nonostante le tirate in favore dell'apprendistato. La durata della scuola dell'obbligo è ambigua . Si gioca da un lato con il diritto allo studio e dall'altro con l'obbligo scolastico e non si sa bene su che piede si sta quando se ne parla. L'edilizia scolastica è  promossa a parole ma ci sono molte scuole con bagni fatiscenti oppure con un'orgia di computer ...ma in cantina perché non ci sono le prese elettriche per collegare tutti gli apparecchi. La didattica, nella terra di Montessori, resta prevalentemente orale  con lezioni cattedratiche , ma si potrebbe continuare all'infinito. Vorrei solo accennare alle scuole in difficoltà delle periferie, delle borgate, del centro della Sardegna o della Sila. Di scuole in difficoltà ce ne sono ovunque, anche a Milano o in Valle d'Aosta. Non sono una prerogativa del Sud, ma il divario tra il Trentino e il Sud Italia sussiste e non è colpa né del Trentino né delle regioni del Sud, ancor che.... ma su questo punto dovrei informarmi meglio. La rendicontazione è una illusione, l'autonomia scolastica pure. I giochi di prestigio nei salotti e nei locali delle commissioni parlamentari sono invece di casa, ancorché in Parlamento è giusto che ci siano. Si fa finta. Si è molto abili da questo punto di vista. Finta di credere, ma magari c'è anche chi ci crede veramente. Il florilegio di dichiarazioni, di proclami, di allusioni, di citazioni dotte è impressionante ma quando i responsabili scolastici italiani vanno all'estero e si siedono attorno ai tavoli di discussione delle organizzazioni internazionali sono come pulcini bagnati, non aprono il becco, non capiscono di cosa si discuta. Peggio ancora, non hanno nessuna proposta nuova da mettere sul tavolo, da fare valere. Perché? Perché non c'è nulla, nulla di eccelso, nulla di originale. Eppure ci sarebbero molte cose da dire e non solo da fare per controbattere la scuola targata  OCSE che ormai fa  il bello e il brutto tempo sulla scena politica nonostante le resistenze degli insegnanti i quali capiscono bene che quel tipo di scuola non è una soluzione proponibile, che i problemi da trattare sono ben altri perché nelle scuole si vivono situazioni complicate, tensioni che il modello scolastico dominante non potrà né correggere né affrontare. I paesi latini trascinano i piedi, sono meno diligenti , sono più scettici ma dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Francia, dall'Italia e dalla Grecia non arrivano proposte  di una scuola alternativa, magari più corta di quella attuale, magari impostata sul gioco, con attese , standard diversi. Il rumore, il borbottio che viene dalle scuole è pero`significativo. Si deve cambiare qualcosa: i curricoli sono stantii, gli studenti manifestano interessi che collimano sempre meno con quelli sperati o proposti dalla cultura scolastica generale, la domanda di istruzione scolastica da parte delle famiglie, delle aziende, delle comunità locali non solo è forte ma si esprime anche con critiche e denunce talora violente, esacerbate. Eppure si annaspa. Il sistema non evolve proprio. Purtroppo non muta molto.  Si difende invece, e lo fa assai bene. Mi viene da dire che marcia sul posto, ma non è affatto vero. Un giudizio simile è errato e grossolano come lo dimostra appunto la legge 107.

lundi 14 décembre 2015

Elezioni regionali in Francia

Sospiro di sollievo ieri sera all'annuncio dei risultati delle elezioni regionali in Francia. Il FN non ce l'ha fatta a conquistare una regione. Eppure ha tentato. Poco meno di 7 milioni di votanti hanno deposto nell'urna una scheda FN. Circa un terzo degli elettori. Il FN è votato da almeno un terzo di elettori francesi, molti della giovane  generazione. Un vicino che ne ha viste di tutti i colori nella vita e che non è di sinistra dice che si è persa la memoria. Non si può votare il FN .Per me va da sé.  Eppure le proposte del FN allettano, incantano, attirano simpatie. Questo è il problema. Come mai? Perché tanta gente crede alle allodole del FN? Questo partito finora non ha fornito nessuna prova di essere competente per dirigere una società complessa  come quella francese o come lo è qualsiasi società europea. Eppure molti cittadini credono che il partito, che il FN e che altrove i partiti simili  saranno in grado di governare, che governeranno meglio dei partiti che hanno fin qui gestito il potere. Come mai? I governanti che si sono succeduti al potere in Francia in questi ultimi anni erano senza dubbio composti di bravi tecnici, di persone competenti nel loro campo, in grado di dirigere lo stato, l'amministrazione pubblica, i servizi sociali. Eppure qualcosa è andato storto se c'è tanto malumore in aria, se tanta gente è convinta che peggio di cosi non possa andare e che il FN, ossia Marine Le Pen e si suoi accoliti, Marion Le Pen e il suo entourage sono in grado di governare lo stato. Ieri sera nei media francesi e questa mattina, l'indomani, non ci si interroga sulle origini del malessere. Ci si accontenta di dire che è andata ancora bene, che il fronte repubblicano ha reagito alla grande contro il FN. Ammiro la maturità di molti elettori francesi. Penso pero`al solito rito francese. Ci si è fatta una grande paura  con il primo turno e poi al secondo turno si sono rimessi gli orologi all'ora giusta. La spiegazione è semplicistica. L'ho anche utilizzata. Ma non è affatto cosi'. Non è stato solo un rito. I moduli politici del passato, del dopoguerra europeo, non si possono più applicare. Il welfare state è consunto. fa acqua. Lo si deve ripensare ma cio`non significa che lo si debba buttare al macero. Il sistema scolastico è consunto. Ne scrivo nel mio sito. Il lavoro manca. I nuovi posti di lavoro non compensano i posti di lavoro persi. Ci sono persone che restano sul lastrico, prive di lavoro. La disoccupazione è cronica. Si potrebbe continuare. Dulcis in fondo il terrorismo, i clandestini, la fuga di massa dalla povertà e dalla miseria. Non si sa cosa fare, non si propongono alternative. Il FN ne approfitta e la soluzione proposta, una società chiusa, ripiegata su se stessa, gelosa del proprio benessere, egoista, illude, soddisfa chi ha paura di perdere quanto ha, il poco o il tanto, non importa. Molti dichiarano di essere favorevoli a una società aperta, di difenderne i principi. Lo sono anch'io. Ma questo non basta. Ieri sera un esponente del centro destra francese ha dichiarato alla TV , in uno dei soliti dibattiti post-elettorali, che gli eletti, i ministri per esempio, dovrebbero dare le dimissioni dalla funzione pubblica. Per lui questa sarebbe stato il primo segnale di rinnovamento dello stile di governo, un preludio al cambio delle idee. Mi è venuto da piangere. Di fronte al disorientamento di più di sei milioni di elettori si propone una soluzione derisoria, prettamente tecnica, con la speranza che innesti un rinnovo delle idee e dei progetti. Non conosco come funzioni una società complessa come quella francese ma intuisco per esempio che la sequela di provvedimenti proposti dai governi per ridurre la disoccupazione in Francia non è servita a gran che. Magari questi provvedimenti sono necessari con tutto il codazzo di ripercussioni negative che li accompagna, ma non bastano. Ci vuole qualcosa d'altro anche se sono d'accordo nel ritenere che il sistema di protezione sociale costruito in questi ultimi decenni sia un passo rilevante, che il sistema vada preservato o che almeno il principio sia salvaguardato.

mercredi 9 décembre 2015

La tribu' e i suoi riti

Premessa: Scrivo questo post perché la vicenda mi riguarda. Sono nato e cresciuto nel Ticino. Vengo da li`e mi sento autorizzato a esprimere il mio parere. Non vorrei proprio che il mio paese finisca per essere governato da un partito che è molto prossimo all' estrema destra.


In queste ore il parlamento elvetico che siede a Berna e' riunito per nominare il governo. Si tratta dell'unico parlamento al mondo che nomica il governo, ossia l'esecutivo. Il governo elvetico e' molto esiguo. Composto da 7 persone soltanto. Il paese e' piccolo (circa 9 milioni di abitanti) ed e' molto diviso. Le combinazioni per l'elezione del governo sono dunque molteplici. Ci sono regole implicite, non scritte che di solito si rispettano ma che ogni tanto, raramente a mio gusto, vengono violate.
Quest'anno tra i candidati presentati dal partito di destra UDC per il Consiglio Federale ( ossia per il governo della Confederazione elvetica) c'e' un certo Norman Gobbi,  assessore a Bellinzona nel governo del Canton Ticino. La sua candidatura e' una manovra elettorale che mira a soddisfare le rivendicazioni della Svizzera Italiana per un ministro federale di lingua italiana. Orbene Norman Gobbi ha fatto carriera politica nella Lega dei Ticinesi, un partito che si potrebbe quaificare di estrema destra.
L'elezione e' seguita passo passo dalla televisione della Svizzera Italiana che si e' installata nel Palazzo Federale a Berna dove si svolgono le grandi manovre, dove si combinano le alleanze, si concepiscono i colpi bassi  per determinare il voto dei parlamentari e le opzioni dei partiti politici. L'Assemblea Federale , ossia la riunione delle due camere , il Parlamento e il Senato, e' dominata dall'UDC ma per essere eletti nel governo occorre la maggioranza assoluta e l'UDC non l'ha.
La mia e' una voce fuori dal coro: la trasmissione televisiva illustra assai bene il circo in atto. Il rito dell'elezione, iniziato alle 8 di mattina, e' la celebrazione della tribu' alemanna che domina il mondo elvetico. il rituale e`imposto dalla tribù. Pochi anni fa un dissidente della tribù, il signor Blocher, hqa tentato di modificare le regole. Contro di lui si sono scagliati i benpensanti e tra questi i padroni del vapore. I Ticinesi chiedono  uno strapuntino ma lo richiedono anche i Vodesi, ossia i francofoni del canton Vaud con capitale Losanna, un'altra minoranza nel mondo elvetico che conta assai più' in termini simbolici e economici di quella italiano-ticinese ( ci sono moltissimi italiani in Svizzera che non sono affatto rappresentati dai Ticinesi i quali in maggioranza si infischiano della loro presenza). Per altro il Canton Vaud e' un cantone protestante mentre il Ticino e' un cantone cattolico. La componente religiosa e' una variabile del gioco elvetico. Un'altra variabile e' la lingua e una terza la carriera imitare. Il profilo di Gobbi raggruppa queste tre variabili. Ha dunque le carte in regola secondo il rito elvetico ed e' per questa ragione che e' presentato dal partitone UDC, che e' come Forza Italia,  quale candidato.
Assisto al tristissimo spettacolo bernese trasmesso dalla televisione locale ticinese. Spero proprio che i dissidenti , che le voci stonate, che il buon senso prevalgano.

P.S.: Alla fine della giornata i Vodesi hanno vinto. Nel governo elvetico siedono tre ministri romandi. Anche questa situazione non corrisponde alle regole esplicite. In ogni modo ho scritto il post prima che il gioco elettorale fosse finito. Ho indovinato l'esito. Sono contento che Gobbi non sia stato scelto. Non lo conosco. Magari come persona è in gamba ma milita in un partito di estrema destra e dunque ne condivide le opzioni.