samedi 14 mars 2015

Il diavolo e l'acqua santa

Mi sono servito di questa metafora  per introdurre la seconda sessione del seminario internazionale dell'ADI a Bologna intitolato "Immagina" il 27 e 28 febbraio scorsi. Il programma del seminario era densissimo e proponeva uno sguardo orientato al futuro. Un'aria di ottimismo ha ispirato l'ADI nella scelta delle relazioni. Senza discutere l'avvenire dei sistemi scolastici e soprattutto del servizio scolastico statale si è optato per una serie di interventi che dimostravano la fecondità di esperienze innovative, il che presuppone fiducia nella preservazione e riproduzione del servizio state d'istruzione. Non sono affatto certo che tra un secolo dovremo ancora fare i conti con questa prestazione. Si potrebbe supporre , con molti elementi in mano già tuttora, che il servizio statale d'istruzione sparisca poiché una eccellente istruzione è attuabile con tecnologie diverse. Anni fa ritenevo che il servizio scolastico statale potesse scomparire già verso il 2050. Ritengo che mi sbagliavo. La resistenza del servizio è notevole; la sua capacità a riprodursi è indubbia. Il servizio viaggia ormai per conto suo e ci vorrà forse un cataclisma per farlo crollare. Parlo del servizio statale che è la componente principale in quasi tutti i sistemi scolastici. Quest'ultimi sono un'altra cosa. Certamente resisteranno ma saranno scombussolati dalla riconfigurazione del servizio statale d'istruzione. Ma non intendo proseguire su questa via e vorrei riprendere la metafora del diavolo e dell'acqua santa. Me ne sono servito per introdurre la seconda sessione del seminario intitolata "Le chiavi per apprendere". In effetti, i relatori erano stati invitati ad esporre considerazioni sulla transizione dalla teoria alla pratica, sulla produzione di concetti nuovi come per esempio l'abrogazione dei voti a scuola  di cui tra l'altro non si è affatto parlato, tema affascinante anche perché mette in dubbio la sopravvivenza di un ramo della scienza dell'istruzione  come la docimologia che finirebbe per scomparire proprio nel momento del suo trionfo, dopo avere ampiamente dimostrato per decenni l'arbitrarietà dei voti scolastici, sulle relazioni tra ricerca scientifica sull'apprendimento e prassi didattica o organizzazione dell'insegnamento. Non c'era molto tempo a disposizione per affrontare queste questioni anche perché i seminari dell'ADI sono ancora di stampo tradizionale, le relazioni sono lunghe , intercalate da brevi discussioni durante le quali alcuni uditori prendono la parola, commentano una dichiarazione e interpellato i relatori. In ogni modo il pomeriggio del venerdì 27 febbraio fu ammobiliato da tre relazioni: una di Lucia Mason dell'università di Padova, una della sezione italiana del Big Picture Learning ed una di Davide Antognazza della SUPSI ( l'Università professionale della Svizzera Italiana di Lugano). Due relazioni, la prima e la terza piuttosto orientate dagli esiti della ricerca scientifica sull'apprendimento e la relazione di mezzo invece volta ad esporre l'applicazione di punti fermi comprovati dalle indagini scientifiche sull'organizzazione dell'istruzione e formazione professionale, tema che sta molto a cuore all'ADI che da anni milita per una rifondazione dell'istruzione e formazione professionale in Italia. Mason e Antognazza non dovevano svolgere una relazione teorica sulle relazioni tra indagini scientifiche sull'apprendimento e prassi didattica. Questo non fu il compito loro assegnato dall'ADI. Tuttavia le loro relazioni avevano a che fare con questo tema, si collocavano nel quadro teorico delle razioni tra indagini scientifiche e prassi didattica. Sappiamo tutti quanto sia difficile traghettare concetti comprovati da rigorose indagini scientifiche dai laboratori accademici verso le sponde delle scuole. In questo viaggio succede spesso che i concetti vengono deformati pur di giungere sull'altra sponda. Capita purtroppo anche che ci siano concetti errati, illusori, vacui, falsi prodotti da ricercatori o da enti scientifici che manipolano le prove pur di farsi un nome o pur di essere adottati dalle scuole con tutti i vantaggi relativi. Il traghetto dunque è una prova non facile per tutti coloro che concorrono a modellare la scuola di domani. Chi sono questi attori? Grosso modo si possono classificare in tre gruppi: gli insegnanti, i responsabili politici e i ricercatori. Ci sono anche controfigure o comparse che possono intervenire in questa operazione. Ma che centrano il diavolo e l'acqua santa?

Nota biografica: Il servizio della ricerca sull’istruzione(SRED) a Ginevra
In mezzo alla tormenta; chi era il diavolo e dove stava l'acqua santa?
Per otto anni ho diretto un centro-ponte tra la ricerca scientifica e la scuola. iI servizio della ricerca in educazione dell’Assessorato all’istruzione della città stato di Ginevra fu creato proprio a dispetto di Piaget, la figura dominante della ricerca scientifica della locale università nella prona meta' del secolo scorso, autore brillantissimo, mente geniale, grandissimo ricercatore,  il quale si opponeva a qualsiasi uso didattico dei suoi lavori sulla psicologia genetica, sullo sviluppo dell’intelligenza.

Piaget: l'inventore del costruttivismo, uno dei concetti chiave della pedagogia contemporanea

Piaget era ossessionato dal rischio dell'uso e abuso delle sue scoperte nelle scuole sulla genesi dell'intelligenza. Piaget si interessava di politica scolastica. Anzi ha militato per lo sviluppo dell'istruzione scolastico ma riteneva che le sue ricerche erano impostate su ipotesi non didattiche e si riferissero a un quadro teorico non scolastico. Coloro tra i  colleghi di Piaget  che vedevano un aggancio tra  costruttivismo e  pratica didattica furono messi al bando dal grande maestro, furono  impediti di proseguire una carriera accademica a Ginevra  e dovettero lasciare l’università di Ginevra. Alcuni hanno creato il servizio che molti anni dopo ho avuto l’onere di dirigere.
La mia fu un’esperienza ardua, difficile perche' avevo a che fare ancora con l'impronta piagetiane. Ho toccato con mano quanto sia difficile passare dalla teoria alla pratica, la diffidenza tra accademici e ricercatori d’avanguardia verso coloro che si sporcano le mani con la politica, con gli amministratori scolastici. Ho sperimentato la sordità, l’odio, il disprezzo della base che consisteva in un nucleo consistente di ricercatori dello SRED  e del mondo accademico ginevrino verso il dialogo con i responsabili politici e l'amministrazione scolastica. Qualsiasi proposta di funzionare come un’interfaccia tra insegnanti da un lato, il mondo accademico, i ricercatori portavoce e interpreti della scuola quotidiana e responsabili politici era oggetto di un ostracismo virulento e sprezzante.  
Mi sono scontrato con ricercatori bravi che avevano compiuto il passo, saltato il fosso che separa l’indagine accademica da quella applicata e che pur di vivere in simbiosi con gli insegnanti non ricercavano più nulla. Facevano gli assistenti sociali del corpo insegnante.
E’ molto arduo trovare la distanza giusta dalla pratica e dalla teoria, fare viaggiare i concetti, trasbordarli, spiegarli.

Il diavolo e l'acqua santa 

In genere, è molto diffusa l' idea secondo la quale i responsabili politici che si occupano di scuola sono visti come se fossero il diavolo da parte degli insegnanti e dei ricercatori. Ammetto anche che talora , anzi sovente, questa lettura, a caldo, puo' sembrare giustificata, ma se si analizza con rigore il quadro di riferimento, l'analisi non tien. Posso sostener che non è il caso. Si ritiene che si debba starne alla larga dei politici, che sono pericolosi, contagiosi. Succede ma non è sempre il caso. Anzi. Ho fatto ben altre esperienze nel senso che ho incentrato dirigenti scolatici e politici di grande qualità' , attentissimi, creativi, con i quali non era certo facile discutere ma con i quali era assai fertile dialogare. Il loro modo di ragionare, di leggere le situazioni scolastiche non era banale, era diverso da quello dei fautori della purezza pedagogica e dell'autonomia accademica.
I ricercatori che stabiliscono una relazione, un contatto con i responsabili politici vengono accusati di servirsi dell’acqua santa per calmare il diavolo. Sarebbero degli ingenui. Il diavolo è il diavolo; non cambia  temperamento. L’acqua santa non serve a fargli cambiare idea, a convertirlo. 
Questa metafora pone dunque il problema delle relazioni tra ricerca scientifica, in particolare quella applicata,  e decisione politica riguardante il servizio scolastico; queste relazioni  possono essere sane se si rispettano determinate condizioni. Ce ne sono molteplici che non è il caso di evocare in questo momento e in questa sede. Ciò significa che si può instaurare un dialogo tra responsabili politici del servizio d’istruzione e ricerca scientifica.