lundi 2 mai 2022

La diga

 Il titolo mi è venuto in mente mentre leggevo il romanzo premiato in Francia  al Goncourt del 2021 ," La plus secrète memoire des hommes", di Mohamed Mbougar Sarr. Il romanzo è imperniato sulla vita  di uno scrittore africano, Elimane, che scrive a Parigi  nel 1938 un libro ora scomparso, ignoto. Questa è la "fiction".Di Elimane non si sa quasi nulla, tranne che ha scritto un libro, " Le labyrinthe de l'inhumain". Un giovane scrittore senegalese pure lui a Parigi , scopre questo libro, che  ha suscitato molto scalpore quando è stato pubblicato,  e nel 2018 tenta di sapere chi era Elimane. Ne risulta un personaggio molto strano che costituisce la trama del libro . Il romanzo mi è molto piaciuto non solo la storia ma anche come è scritto. 

Leggendolo, come mi capita spesso, penso alla mia vita, alla mia esistenza e mi è venuta in mente la diga.

Dietro la diga c'è il nulla per me. Da una parte il fiume che la diga deve contenere, la corrente del fiume, dall'altra l'erba , il secco o l'umido, qualche albero che la diga deve proteggere. Ho sempre vissuto nell'aridità, da una parte sola della diga, nell'erba secca, dove c'era qualche  pianta. Una diga potente ha impedito all'acqua di invadere quel terreno, ha bloccato  le inondazioni e ha impedito qualsiasi fertilizzazione ( non so se il termine esiste in italiano, se è un francesismo o se non lo è. Dovrei controllare, ma sono pigro e non guardo nel dizionario). Nel romanzo ci sono pagine intere di scene d'amore, molto ben scritte. Il romanzo è un grande amore-odio tra due fratelli;  é inoltre una storia del razzismo francese in Senegal, e una storia  della letteratura africo-francese,  dello scrivere in francese per un africano, una storia di emigrazione in Francia. Un grande romanzo che sfiora parecchie cose, senza mai perdere il filo. Uno dei  fratelli  è cieco e l'altro Eliman scompare in Europa dove va a combattere la seconda guerra mondiale per la Francia ,  e  dove scrive il suo libro. I due amano la stessa donna, una bellezza africana che vive a Amsterdam e che l'autore del romanzo va a cercare. Ma lui è cieco. Dovrei rileggere la vicenda ma ancora una volta per pigrizia non lo faccio. E' il 1940 o giù di lì. Sono nato nel 1940. 

La diga è stata costruita dai miei genitori, in primo luogo da mia madre. La diga rappresenta l'assenza dell'amore. Ma anche mio padre  ha contribuito alla sua costruzione. I fastidi, le emozioni sono sempre stati banditi nella mia educazione. Questo è i correlato dell'amore. In casa, almeno  con me,  non se parlava. ed il sottoscritto non ha mai provato il bisogno di interpellare i genitori sul loro silenzio rispetto qllq vita amorosa. Non si diceva nulla allora  almeno per me, in casa, non doveva essere il caso. Ho sempre saputo come (mi è stato inculcato)  come si deve vivere: imitare il padre.  La mia vita è stata  una noiosa ripetizione dell'imposizione parentale. Ecco che appare la diga, il cui scopo fu quello di tenere lontano tutte le deviazioni e di autorizzare soltanto quanto era in linea con la tradizione. Il padre, seguito dalla madre, per quanto ne sappia, ha curato la golena, cioè la zona al di là della diga , dove c'era l'erba secca e dove sono cresciuto. Ha strappato le erbacce , ha raccolto le cartacce gettate  a terra da coloro che ci andavano per divertirsi o semplicemente per riposarsi; e' stato un netturbino. I sentimenti erano banditi ( almeno per me). Per questo motivo parlo di aridità.

La diga separa: da una parte sta quanto  taluni ritengono  bello, buono: é l'ordine che le autorità impongono perché  conoscono quanto auspicano. Loro sanno, anzi vogliono,  quel che  tutti dovrebbero fare. Cosa conoscono? Tento una risposta: quanto non dà fastidio. Questo è il territorio di mio padre; oltre la diga c'è il disordine, la trasgressione, la disubbidienza, quanto non si deve fare. Ho ricevuto un'educazione non  solo autoritaria ma anche manicheista. Da una parte c'era quanto non si doveva fare e dall'altra quanto invece era lecito, anzi doveroso.  Più o meno, questo è stato anche il territorio di mia madre, che a un certo punto, non saprei fornire una data , ha scavalcato  la diga e si è messa con il  padre. Ne ha condiviso la visione del mondo, ossia della società.  Se questo sia amore non lo so. Quando mia sorella maggiore afferma che i due si sono amati,  si sono voluti bene, che fra  loro c' è stato vero amore, non ci credo anche se mi è impossibile comprovarlo. I due hanno condiviso una stessa identica visione della società.  Io (ma non posso e non riesco, forse nemmeno voglio, parlare, cioè scrivere  per i fratelli e le sorelle), dovevo essere un esempio per la società in cui vivevamo, in cui si cresceva. Essere la prova vivente e vincente di come si riesce a educare bene, a interpretare in maniera esatta quanto le autorità vogliono:camminare correttamente in strada, sbarbarsi regolarmente , riuscire bene a scuola, sapere disegnare, essere puntuali, non gettare cartacce in strada,  ecc. Dettagli questi ma i dettagli contano.Sono stato abituato a questi schemi. Questi sono segnali di come io ero in casa,

Dovevo essere esemplare, essere una dimostrazione di come si deve vivere.  In questo modo non ho mai tollerato le deviazioni, ho spesso giudicato il prossimo con un parametro in mano, il mio modo di vivere ritenuto la perfezione. Il  termine "deviazione" è errato. Troppo debole. Dovrei dire gli errori, il fare diversamente da quanto stabilito dalle norme assodate, volute dalle autorità. Non ho tollerato il diverso, l'altro tranne qualora si rendesse simile alla norma prestabilita, a quanto voluto dalla autorità. In questo momento mi viene in mente la guerra in Spagna e i comunisti. Mio padre ha sempre detestato i Ticinesi, abbiamo vissuto nel Ticino,  che si erano recati a combattere in Spagna nelle file della brigata straniera che si era costituita  per lottare contro il governo di Tito, per dare un aiuto ai combattenti della guerra civile spagnola contro l'ingerenza della Germania e dell'Italia.  Ritornati ,  i brigatisti ticinesi furono imprigionati e condannati. Non so quanti erano e dove sono andati. Ma mi ricordo della sua intolleranza verso di loro. E' quanto mi ricordo. A quell'epoca adoravo mio padre. Il processo e la condanna non erano stati sufficienti per lui, non erano stati esemplari. Sarebbe stato meglio colpire ancora di più. Stessa cosa per i comunisti: pochi nel Ticino ma bravi, coraggiosi. Non li accettava. non aveva fatto nessun sforzo per leggere Marx. Non l'ha mai letto, credo. Era il diavolo. I comunisti erano il male assoluto che si doveva combattere. Non capiva come si poteva vivere senza cattolicesimo, senza religione. Il suo idolo era il vescovo Aurelio Bacciarini di cui in casa troneggiava la fotografia. 

Questo è il mondo nel quale sono cresciuto. Non sapevo nulla dei sentimenti, delle emozioni e la letteratura me lo ricorda, mi fa rammentare questa aridità. Solo molto tardi ho abbandonato il territorio protetto dalla diga e anzi l'ho abbattuta davanti a me e sono penetrato nel vasto mondo che stava aldilà della diga. Dapprima con spavalderia, senza capire un gran che di quanto stavo vedendo, delle novità che incontravo, poi dopo la scomparsa dei miei genitori e dopo essere emigrato all'estero (anche questa scelta fa parte dell'abbattimento del muro) ho iniziato a capire e mettere ordine in quanto vedevo,  a non lasciarmi trasportare dall'euforia della scoperta, non più giudicare il prossimo, guardare a me stesso. Ma era tardi per godere del bello della vita. Il romanzo e in particolare le lunghe scene d'amore, mi ha fatto pensare a tutto ciò, a quanto non ho vissuto e a cosa sono stato privato.Tanto purtroppo.