jeudi 1 juillet 2021

Scoutismo

 Ho passato molto tempo negli scouts: dapprima come lupetto ( dal 1949, poi come esploratore). Mi ricordo di due achele ( si chiamavano così allora --negli anni 50 -- le ragazze che si occupavano dei piccoli tra i 6 e i 10 anni). Non sono diventato un rover -- ossia uno scout dopo i 16 anni -- perché ho biforcato verso la direzione degli esploratori-- gli scout dai 10 o 11 anni ai 14 o 15.  Fui attivo  nella sezione Tre Pini di Massagno, periferia di Lugano. Dovevo diventare un capo della sezione esploratori cattolici della Tre Pini a Massagno poi del movimento scout cattolico del Ticino,  ma con me la scommessa dei miei fu persa. Non ho ereditato il lascito di mio padre. Eppure era lì da prendere,   ma non ho voluto effettuare le lotte, inevitabili, per mantenere lo scoutismo cattolico nel Ticino. Adesso non c'è più. Gli scout cattolici locali sono stati assimilati in un movimento più ampio che ha assorbito quelli cattolici e quelli non cattolici.  In ogni modo sono stato uno scout dal 1949 al 1960 nella sezione scout creata da mio padre. E' difficile dire quando è finita la mia esperienza scout. Poco per volta, attorno al 1960. Nel 1959 ho ancora frequentato in parte il campeggio estivo della Tre Pini a Chironico, un villaggio in Valle Leventina.  Lì c'era anche mia madre. Mi ricordo ben poco di quel soggiorno per me collegato alla ricerca di un posto di lavoro, il primo, mio. I miei arrangiarono ogni cosa e finii a Melide in riva al lago di Lugano. Mi ricordo solo che non volevo andarci e che lì, a Chironico, ebbi uno scontro, forse il primo,  con i miei. 

Torniamo agli scout. Il periodo più bello che ricordo fu quello durante il quale feci il capo pattuglia della pattuglia Pipistrelli, negli scout di Masssagno. Fu allora  che mi occupai di arredare l'angolo della pattuglia  nella sede della Tre Pini che si trovava in un sottoscala delle scuole comunali di Massagno. La sistemazione dell'angolo della pattuglia  implicava che si facesse una vetrina illuminata da una lampadina elettrica nell'armadio dato alla pattuglia. Il lavoro fu effettuato da Denis Schwank ( credo si chiamasse Denis, ma non ne sono sicuro), che stava di casa in via Cabbione a Massagno.  Denis ( supponiamo che il nome sia questo) era figlio dell'allora direttore dell'azienda elettrica di Massagno ed era nipote di Don Leber, il direttore , allora, del Giornale del Popolo, il quotidiano della Curia, amico di mio padre e che il padre venerava perché don Leber era un prete molto vicino al vescovo, cioè a chi comanda o ha il potere. Il padre ha sempre amato e ammirato, chi deteneva il potere. Leber era un personaggio ambiguo e potentissimo nel mondo cattolico di allora ma questo aveva poco a che fare con Denis Schwank, suo nipote,  ora decesso, ma parecchio con mio padre che ha  preferito chi comanda e ha una forte personalità. Denis fece il lavoro e allestì la vetrina. Fui molto compiaciuto dell'esito finale, come tutti i membri della pattuglia ma il lavoro  non piacque a mio padre allora presidente della Tre Pini,  che lo trovava pericoloso né a Mario Bottani, il bidello della scuola, che abitava in un appartamento situato nella scuola,  poco distante dalla sede scout. La vetrina invece funzionava benissimo e per me era bella. Era una novità per gli angoli delle quattro pattuglie scout della sezione esploratori della Tre Pini.  Ci riunivamo ogni sabato. Nell'angolo della pattuglia si manipolavano le estrazioni a sorte dei vincitori nelle lotterie che la pattuglia organizzava per raccogliere un poco di soldi. I biglietti costavano  20 centesimi l'uno. Non ricordo i premi. Nell'armadio della pattuglia si metteva la tenda, le pentole e il necessario per le trasmissioni "morse". I  trofei della pattuglia erano invece disposti nella vetrina. 

Tra le attività ridicole degli esploratori  c'era la preparazione alle gare e una di queste era la gara di religione che si svolgeva davanti a un prete. Il capo pattuglia riceveva forse un mese prima della gara un libretto con domande e risposte. Era un catechismo. Si dovevano apprendere a memoria le riposte.  Il prete di turno poneva le domande, interrogava, e ogni membro della pattuglia presente al concorso di religione doveva rispondere. Spettava al capo pattuglia scegliere chi nella  pattuglia avrebbe partecipato alla gara. Pochi sapevano le risposte che erano nel libretto, nonostante gli allenamenti condotti dal capo pattuglia.

Mio fratello Sandro che ha ripreso la Tre Pini dice anche che si continua tuttora a studiare e a trasmettere su 200-300 metri testi  in alfabeto morse. Questa era un'attività tipica del sabato pomeriggio quando ci si preparava alle gare. Ce n'erano di locali e di cantonali. Poche, rarissime, le gare  nazionali. Poi c'erano i nodi. Si imparavano quelli che contano -- il nodo piatto ad esempio -- e si doveva realizzarli con le corde da alpinismo. Infine gli esercizi per marciare in fila, detti "ordinativi". Ogni membro della pattuglia aveva un bastone con una punta di acciaio che si doveva maneggiare con cura. Ho scritto altrove quello che penso dello scoutismo. Ho fatto carriera lì dentro, poi ho capito cammin facendo chi fosse Baden Powell, il generale britannico che ha inventato lo scoutismo. Una bella invenzione per i figli della classe media, per i figli dei cattolici ticinesi della classe media  che avrebbero dovuto fare carriera militare. Sono cresciuto in quel mondo.

Ricordo bene alcuni  i campeggi estivi , in particolare quelli di Frasco in Val Verzasca. A Frasco dove c'è la casa di vacanza della famiglia  Bottani e dove c'era la madre. Ho due ricordi di campeggi della Tre Pini a Frasco: il primo e forse uno degli ultimi. Il primo campeggio, quando ancora ero un lupetto. Si dormiva in una casa nella frazione alta di Frasco (non so più come si chiama quella frazione). Vi abitava la   famiglia Bernardasci, una famiglia con molti figli e figlie. Ho in mente il ballatoio della casa in cui si dormiva. Dopo la valanga del 1971 che distrusse una parte di Frasco, la famiglia Bernardasci  è scomparsa dal mio orizzonte. Adesso passo  al quasi ultimo o forse l'ultimo campeggio di Frasco che ricordo.  Le tende degli esploratori erano collocate al di là del fiume Verzasca, vicino a un cascinale attraversato nel cantinato da un ruscello di acqua fresca  che lo rendeva attraente. Nell'acqua corrente si mettevano i prodotti deperibili e la cassa di  bottiglie di vino che bevevano i capi, ossia mio padre, Mario Bottani che fungeva da cuoco-cantiniere, il prete ( dopotutto eravamo scouts cattolici), il capo della sezione esploratori e poi qualche aiutante di passaggio. Ho dato una mano ad allestire il campo, dovevo avere 15 anni, trasportando sotto un sole cocente il materiale scaricato sulla strada cantonale che andava verso Sonogno, alla frazione di Cantone. Si doveva attraversare la Verzasca, cioè il fiume. Mario Bottani aveva predisposto un passaggio nel fiume per poterlo attraversare facilmente dove l'acqua non scorreva . Ho preso un tremendo colpo di sole, facendo qua e là dalla strada al cascinale dove sarebbe sorto il campo. Sono stato sgridato da mio padre e curato dalla madre , in casa. Il giorno seguente dovetti fermarmi per le febbre. Non si andava molto in montagna allora. Poche gite. Classica, quella all'Alpe Efra. Mio padre davanti: dava la sensazione di conoscere la strada , di essere un viaggiatore, un alpinista e invece non lo era.

Anche a me sono piaciuti i primi campi mobili ossia i campi  volanti, detti così perché si cambiava sede sovente e che erano organizzati dal padre. Si andava sempre a Nord, oltre Gottardo. Era un modo per conoscere la Svizzera che mio padre amava molto. Si iniziò allora, al primo campo volante, con un soggiorno sotto l'acqua a Kandersteg, dove vidi per le prima volta giocare a rugby, nel fango,  e darsi  di santa ragione,  scouts anglosassoni.  Per me era una novità stare sotto l'acqua e provare piacere a vivere in quelle condizioni climatiche. di solito preferivo l'asciutto. Poi non avevo mai visto una partita di rugby. Si  andò  in seguito a Meiringen a visitare  le gole dell' Aar. Non mi ricordo di altri campi mobili. Mi pare siamo stati quella volta a Stans a visitare i luoghi di San Nicolao della Flue.  Mio Padre ci conduceva in luoghi a lui noti.

Ho finito con lo scoutismo verso i vent'anni, quando ho capito cosa fosse.