mardi 22 janvier 2013

Ritmi scolastici:sciopero a Parigi

Mobilitazione generale in famiglia a causa dello sciopero degli insegnanti a Parigi: scuola dell'infanzia chiusa per la nipotina. Siccome entrambi i genitori lavorano si è dovuto ricorrere ad aiuti esterni. Le famiglie erano state avvertite da alcuni giorni. Lo sciopero era annunciato ed è stato massiccio. I sindacati della scuola si sono accodati al movimento. Adesione massiccia del personale scolastico: secondo le stime tra l'80 e il 90% degli insegnanti delle scuole primarie della città hanno scioperato. 372 scuole primarie chiuse, più della metà. Lo sciopero è incomprensibile per la maggioranza della popolazione che sopporta, subisce e si arrangia. Gli insegnanti chiedono che il governo ritiri la riforma dei ritmi scolastici. Tra le critiche maggiori: il prolungamento di 45 minuti della pausa di mezzogiorno che durerà dalla 11:30 alle 14:15, la mancanza di mezzi e di aiuti, la fretta con la quale si impone un nuovo orario scolastico. A Parigi vige la settimana di 4 giorni: i bimbi vanno a scuola il lunedì, il martedì, il giovedì e il venerdì. Sono a casa il mercoledì e il sabato. Non è davvero una soluzione ideale , ma a Parigi gli insegnanti della scuola primaria non ne vogliono sapere di fare mezza giornata di più di scuola il mercoledì mattina, poiché il sabato ormai non si tocca più. Pediatri, pedagogisti, esperti di ogni genere dibattono sulle malefatte o i benefici dell'interruzione del mercoledì. Gli insegnanti la ritengono benefica. Le famiglie si sono adattate e subiscono, ma la maggioranza vuole il sabato libero. Dunque non resta che il mercoledì. Poveri insegnanti , verrebbe voglia di dire. I bambini sono stanchi come loro. Molti restano in scuola fino alle 18, seguiti nel cosiddetto tempo libero da un altro tipo di personale che a sua volta teme di perdere il lavoro perché questo personale pagato dalla città si occupa dei bambini anche il mercoledì e il sabato. Le famiglie che non possono farne a meno affidano loro i bimbi. Poveri bimbi, ma forse è meglio così piuttosto che stare in casa con genitori nervosi, irascibili, che non possono giocare con loro. Un bel pasticcio tutto questo. Da anni si discute in Francia di cambiare il calendario scolastico e i ritmi scolastici (pudicamente questo è il sintagma per indicare l'orario di funzionamento delle scuole). Raccolgo materiale da anni sulle riforme in corso un po' ovunque. Quattro punti sono per me evidenti: il primo è l'obsolescenza di questa discussione quando già si intravvede l'emergenza di istruirsi come, quando e dove si vuole. Forse tra una ventina d'anni sarà cosa fatta e il dibattito odierno non avrà più senso. Le scuole saranno case del sapere aperte 24 ore su 24 tutto l'anno per tutti, bimbi come adulti. Il secondo è l'ingerenza dei centri di potere, commerciali, turistici che si sono organizzati in funzione delle vacanze scolastiche e che si oppongono a qualsiasi modifica dello status quo. Il terzo punto è l'assurdità di un calendario scolastico imposto e gestito dal vertice dell'amministrazione scolastica. Dal Nord al Sud della Francia, dall'Est all'Ovest le condizioni climatiche sono del tutto diverse. Il calendario scolastico va gestito localmente e discusso con le famiglie e il personale scolastico. Il quarto punto riguarda l'equità: chi ci perde sono i poveri, le famiglie disagiate che vivono in condizioni difficili, poco decenti, rumorose, con genitori stressati che non hanno aiuti attorno per occuparsi della figliolanza. Mi sembra impossibile riuscire a risolvere questo rebus. Solo la scomparsa del sistema scolastico così come è ora obbligherà a ripensare in toto la questione.

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