lundi 4 mars 2013

Il tallone di Achille: autonomie, istruzione tecnica e professionale, docenza. Un'agenda per il nuovo governo.

Convegno internazionale dell'ADI a Bologna, marzo 1 e 2 , 2013

Da una decina d'anni, verso la fine dell'inverno si svolge a Bologna un convegno particolare perché ha un taglio internazionale comparato su questioni scolastiche di rilievo per il mondo scolastico italiano. Do' un colpo di mano agli organizzatori per impostare il convegno e per trovare i relatori internazionali. Il "deus ex machina" del convegno è la presidente dell'ADI Alessandra Cenerini, una figura atipica,carismatica, nel paesaggio scolastico italiano che ha il pregio di avere capito come si debbano sfruttare le comparazioni internazionali nella politica scolastica. L'incontro si tiene nell'affascinante biblioteca del convento dei Domenicani. Quest'anno l'incontro era imperniato sui i difetti del sistema scolastico italiano. Il titolo del convegno è di per sè eloquente: "Il tallone di Achille". Quest'argomento, scelto lo scorso anno, tratta alcune debolezze macroscopiche del sistema scolastico italiano. Talune  sono associate ad ingiunzioni indirizzate da anni all'Italia dalle Organizzazioni internazionali , per modernizzare il sistema scolastico, renderlo migliore, più efficace. Da decenni le comparazioni internazionali di ogni tipo hanno evidenziato i ritardi scolastici della scuola in Italia che sono non solo nocivi per gli alunni ma che si ripercuotono in maniera negativa anche sul PIL. I punti deboli della scuola italiana sono noti con buona precisione da anni, ma purtroppo nulla cambia nella realtà. Se ne parla molto, si producono molti testi giuridici, ma i difetti permangono. Riforme ne sono state proposte a iosa e perfino votate ma l'impianto del sistema è rimasto immutato. Non ho l'intenzione di affrontare in questa sede le molteplici cause di questo stallo. Del resto ci sono storici dell'educazione molto bravi in Italia che hanno analizzato questa "impasse" assai bene. Basta qui ribadire che il sistema scolastico italiano è paralizzato ed è quasi intoccabile. Ho la sensazione di trovarmi di fronte a un caso di rigidità sistemica particolarmente interessante. Il convegno 2013 dell'ADI propone di rivenire su tre temi spesso denunciati che in modo drammatico penalizzano l'impianto scolastico italiano:
il centralismo,
lo stato dell'istruzione e formazione professionale,
la formazione e il reclutamento del personale scolastico.
I tre temi sono stati affrontati secondo un canovaccio originale: due attori citano i difetti maggiori di ognuno dei tre temi e relatori internazionali descrivono situazioni alternative, casi di successo nonché le modalità adottate altrove per superare gli ostacoli. Riprendo qui di seguito, alcuni appunti presi al volo durante le relazioni. I testi completi saranno pubblicati nel corso dell'anno nel sito dell'ADI (www.adiscuola.it):

 Autonomia e decentralizzazione.

Il relatore internazionale è Roel Bosker , olandese, professore all'Università di Groningen. Bosker mescola nella sua relazione informazioni provenienti dai Paesi Bassi con dati dell' indagine PISA. La validità delle due categorie di dati per me non è comparabile.Per Bosker non esiste nessun sistema scolastico totalmente libero. Qui ha ragione. Tutti i sistemi scolastici sono regolamentati chi più chi meno dagli Stati. Non tutti i modelli autonomi funzionano bene e migliorano i risultati scolastici. Quindi l'autonomia non è di per sé una panacea.L'autonomia funziona però meglio quando esiste una rendicontazione esterna. In Olanda il sistema scolastico à caratterizzato da: - massima libertà di scelta della scuola. Lo stato è tenuto a garantire a tutti i bambini, ovunque essi siano, la possibilità d'istruirsi; - selezione del personale da parte delle scuole; - grande adattamento alle circostanze locali. Il sistema scolastico olandese però non è privo di difetti: - Molta segregazione sociale; - Concorrenza tra scuole per rubarsi i buoni insegnanti; - Costi elevati, inefficacia Bosker conclude con alcune raccomandazioni: Prevedere l'autonomia scolastica in certi campi;
Impostare la rendicontazione obbligatoria per ogni istituto scolastico;
 Lasciare allo Stato la responsabilità globale del sistema scolastico;
 Esigere la trasparenza da tutte le scuole;
Fornire una preparazione eccellente al corpo insegnante;
Avere eccellenti dirigenti.

Seconda sessione (venerdì pomeriggio): l'istruzione e la formazione professionale. In apertura Cenerini invita a partire da questo settore che è forse il più malandato del sistema scolastico italiano. Intervengono due relatrici: Cecilia Baumgartner e Malgorzata Kuczera. Baumgartner: cosa è l'apprendistato?


 Cecilia Baumgartner è la direttrice dell'apprendistato nella provincia autonoma di Bolzano. Riferisce sull'impostazione dell'apprendistato nel Sud-Tirolo. Per me nulla di nuovo poiché in Svizzera è la stessa cosa.Il modello d'apprendistato in auge nel Sud-Tirolo prevede due blocchi di quindici giorni: quindici giorni a scuola e quindici in azienda. La parte scolastica, suddivisa tra cultura generale e teoria del lavoro, à di 400 ore /annue. Baumgartner insiste su due punti: la necessità di collaborare con le aziende di essere in stretto contatto con loro e la necessità di aggiornare senza soluzione di continuità il modello dell'apprendistato o della formazione in alternanza tra scuola e lavoro. La novità per me è l'annuncio del cambiamento curricolare con la transizione dalle discipline alle aree d'apprendimento. Una cosa è certa: la soluzione dell'apprendistato è efficace contro la dispersione, è positiva contro la disoccupazione, induce ad apprendere un mestiere. Non si termina l'apprendistato se non si padroneggia il mestiere scelto o nel quale ci si è formati.

 Malgorzata Kuczera, analista di politiche educative, OCSE, Parigi, ha la responsabilità di descrivere il quadro internazionale. L'OCSE da anni insiste sull'importanza dell'apprendistato, sulla necessità di instaurare passerelle dall'istruzione di cultura generale alla formazione professionale, sulla necessità di differenziare l'istruzione e la formazione professionale, sulla necessità di sviluppare istituti tecnici superiori. Malgorzata ribadisce quanto importante sia fare esperienze di lavoro reale e non simulazioni artificiose di lavoro. Nel commento cito la hall di albergo costruita con sussidi dell'Unione Europea all'entrata dell'istituto alberghiero di Marsala che visitai nel 2001. Le proposte dell'ADI per quel che riguarda l'istruzione e la formazione professionale sono presentate in fin di giornata dai due attori. Le riassumo: - Promuovere la cultura del lavoro e rompere il circolo vizioso che la svaluta; - Creare un ciclo unitario di base di 8 anni, quindi fondere scuola media e scuola primaria. Qualcosa di simile era stato proposto dal ministro Luigi Berlinguer nel 1997, senza però andare fino in fondo perché, se ben ricordo, la proposta era quella di costituire un ciclo unitario di sette anni e non di otto; - Modificare i curricoli per applicare il principio che si impara facendo. Mi viene in mente a questo punto Jean Piaget che aveva teorizzato questo principio con il concetto di operazioni; - Creare l'apprendistato. Trasformare gli istituti tecnici in istituì a statuto speciale della durata di 4 anni Sviluppare gli ITS e regolamentare l'accesso che deve essere libero solo per chi proviene dalla filiera professionale.

 Sabato mattina: l'ultima sessione è dedicata agli insegnanti, ed è intitolata "Insegnanti in cerca di identità", altro tema scottante nella politica scolastica italiana con interventi di due relatori internazionali, il prof. Andy Hargreaves, inglese che insegna alla Boston University e Marcel Crahay, belga, titolare della cattedra di pedagogia generale della Facoltà di scienze dell'educazione di Ginevra.. Nell'introduzione alla sessione, Alessandra Cenerini ricorda che l'ADI à stata l' unica associazione che in Italia ha preso posizione contro le sanatorie che accettano nelle graduatorie persone abilitate con il criterio dell'anzianità. Hargreaves inizia con una citazione di Gramsci e ripete che ogni insegnante è un intellettuale. La qualità degli insegnanti è l'elemento più importante della scuola. Spiega il capitale professionale : capitale è una metafora. Sviluppa il concetto il concetto di capitale messo a punto con Michael Fullam, il collega che ha firmato con lui la maggior parte dei libri sugli insegnanti. Il buon insegnamento è tecnicamente sofisticato. La preparazione di un insegnante richiede una lunga formazione Tre elementi concorrono a costituire qualità dei docenti:

- Capitale umano
- Capitale sociale
- Capitale decisionale

 Il capitale umano comporta:

 - Qualifiche
- Conoscenze
- Preparazione
- Competenze

 Ci vogliono una decina d' anni per sviluppare il capitale umano di un insegnante.

 Il capitale sociale richiede meno tempo per costituirsi. Comporta quel che si può fare con gli insegnanti in servizio:
 - Fiducia reciproca
- Collaborazione
- Responsabilità collettiva
- Reciproca assistenza
- Rete professionale
- Supporto reciproco, condivisione

 Il capitale sociale degli insegnanti migliora il capitale umano di ognuno. Il contrario però non è valido: il miglioramento del capitale umano non accresce necessariamente il capitale sociale. Il capitale decisionale: questa è la forma più recente di capitale esplorata da Hargreaves. La metafora di partenza è quella della giurisprudenza: i giudici devono decidere quando giudicano, anche quando i casi non sono sono chiari. Quel che conta è il giudizio. Nella scuola ciò succede quando gli insegnanti hanno tra le mani i punteggi dei test. Orbene non ci si può limitare a dire che un punteggio può essere positivo o negativo.Qualsiasi punteggio implica una decisione. Ci vogliono circa 10 000 ore per sviluppare la capacità di giudicare ( una decina d'anni). Ne consegue che occorre investire in tutta la carriera per sviluppare la capacità di giudicare

 Marcel Crahay conclude la serie delle relazioni con un esposto denso di dati sulla formazione iniziale, gli stipendi, il supporto degli insegnanti in Europa. Crahay compara molto spesso la situazione italiana a quella finlandese. Il confronto è impietoso. I due sistemi scolastici applicano modelli del tutto diversi di selezione, formazione e gestione degli insegnanti. Crahay invita i responsabili scolastici italiani a cambiare musica il più presto possibile. Se non lo si farà si andrà dritti verso la catastrofe. Tutti i dati comparabili odierni lo comprovano, anche tenendo conto dell'imprecisione dei dati. L'ordine di grandezza non è però errato.Quindi l'allarme per l'Italia è serio.

Alessandra Cenerini riprende queste informazioni nella conclusione. E' ora di cambiare, tuona, di mutare rotta se si vuole una sistema scolastico efficace , equo. La situazione odierna è intollerabile.

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