mardi 26 février 2013

Lo SRED di Ginevra

Ieri sono stato raggiunto dal passato: un giornalista del Courrier di Ginevra Rachad Armanios che non conosco mi ha telefonato per chiedermi cosa ne penso dell'intenzione di Charles Beer, l'assessore all'istruzione del Canton Ginevra, di rendere autonomo lo SRED trasformandolo in una fondazione di diritto pubblico. Qualcuno allo SRED gli ha fatto il mio nome e qualcuno gli ha dato il numero di telefono di casa qui a Parigi. Gli hanno detto più o meno, da quel che ho capito che l'inizio del tracollo dello SRED, i termini non erano questi, risalgono al mio arrivo nel 1997, quando sono stato nominato direttore dello SRED dall'allora assessore all'istruzione Martine Brunschwig Graf che mi aveva scelto perché desiderava che lo SRED svolgesse ricerche scientifiche che aiutassero il dipartimento dell'istruzione, detto DIP, a pilotare il sistema scolastico ginevrino. Nessuno ha detto al giornalista che quando sono arrivato a Ginevra nel settembre 1997 lo SRED esisteva solo sulla carta, che allora a Ginevra c'erano tre istituti di ricerca sulla scuola, che la Repubblica di Ginevra spendeva più del 33% del bilancio pubblico per l'istruzione (33% non del PIB dunque. Non si sa ancora ora quale sia il PIB di Ginevra), che all'interno della FAPSE (la Facoltà di psicologia e scienze dell'educazione della locale università) c'erano professori legati a filo doppio alla Direzione dell'insegnamento primario che svolgevano ricerche per questa Direzione, che avevano contratti con questa direzione, che il Servizio di ricerche del DIP , ossia lo SRED, ignorava queste ricerche e valutazioni, che le competenze di molti ricercatori all'interno dello SRED erano scadenti e che lo SRED non aveva connessioni internazionali con altri istituti di ricerca all'esterno della Svizzera tranne qualche caso in Francia, che diversi ricercatori erano ipocriti: con me, il direttore, tenevano un discorso ed alle spalle ne facevano un altro, che altri ricercatori o gli stessi avevano relazioni privilegiate con il potentissimo sindacato degli insegnanti, la Société Pédagogique Romande, sezione di Ginevra . In altri termini quando sono giunto sono caduto in un nido di vipere. Non ho un bel ricordo di questi otto anni passati a Ginevra che però mi hanno permesso di capire come funzionano alla base i sistemi scolastici, come si difendono le scuole contro l'apparato scolastico, compresa la ricerca scientifica, come la ricerca scientifica può prostituirsi. Ci sono voluti quasi tre anni per produrre un primo insieme di indicatori sulla scuola del Canton Ginevra. L'impresa è stata boicottata all'interno dello SRED in tutti i modi, fu ritenuta reazionaria, neo-capitalista. Guai infatti rendere trasparente la scuola. Allo SRED si gestiva e si gestisce una eccellente banca dati sulla scuola ma in questa banca dati, un gioiello, ripeto, voluto dai primi sociologi dell'istruzione attivi a Ginevra, mancavano le informazioni che contano per condurre il sistema scolastico ginevrino in un periodo di crisi e di trasformazioni socio-economiche. Non ho potuto spiegare queste cose al giornalista. Troppo complicate. Ho però capito dalla sua telefonata che all'interno dello SRED, otto anni dopo la mia partenza, ci sono ancora collaboratori che non hanno capito dove sta il problema, che non si rimettono in discussione, che continuano a usare lo stesso capro espiatorio, ossia la dipendenza della ricerca scientifica sulla scuola dalle autorità politiche. Lo SRED è in difficoltà. La commissione delle finanze del Parlamento ginevrino ne ha chiesto la soppressione. Ci sono molti posti di lavoro in ballo perché a Ginevra i ricercatori non sono insegnanti distaccati dalla scuola come succede in Italia. L'assessore all'istruzione Charles Beer tenta di salvare lo SRED e propone , a quanto ho capito, di toglierlo dall'amministrazione dello Stato, se ben capisco, e di farne una fondazione autonoma. Questa dev'essere l'autonomia di cui parla "Le Courrier". Quando ero alla testa dello SRED ero riuscito ad ottenere alcuni contratti di ricerca da vari enti grazie ai quali avevo potuto reclutare ricercatori di stampo diverso da quelli che vegetavano nello SRED con la speranza di andare all'Università, perché a questo avrebbe dovuto servire per una parte dello staff lo SRED, cioè come trampolino verso l'Università. A qualcuno il salto è riuscito, ad altri no. In ogni modo lo SRED era considerato come un "refugium peccatorum" per taluni, ossia per quelli che l'università non aveva voluto,o come un SAS in attesa di qualcosa di meglio. Non avevo questa idea e mi sono scontrato con quanti all'interno invece sognavano il passo. Mi sono scontrato anche con la Corte dei conti dello Stato di Ginevra che riteneva che lo SRED non dovesse guadagnare soldi con le ricerche scientifiche. La Corte dei conti ha chiuso un occhio, ha nicchiato quando ha capito che i soldi servivano per migliorare la qualità delle ricerche dato che lo Stato non versava un centesimo di più per le spese di funzionamento. La somma era miserevole e la maggior parte dei 5 milioni di franchi svizzeri versati allo SRED erano destinati a pagare gli stipendi dei collaboratori. Non ho proprio nessuna intenzione e nessuna voglia di rivangare questo passato. Voglio starmene alla larga. Il passato è passato come si dice. Forse, come ha sostenuto una delle figure carismatiche della ricerca scientifica sulla scuola a Ginevra, un bravissimo ricercatore, Daniel Bain, l'epopea dei Centri cantonali di ricerca sulla scuola è conclusa, anche per lo SRED. Ho invitato il giornalista ad occuparsi della dinamica della ricerca scientifica sull'istruzione a Ginevra, su quanto fa la FAPSE ed in particolare la sezione dell'educazione e sulle relazioni tra FAPSE e SRED. La natura della ricerca scientifica sulla scuola, il programma di ricerca della FAPSE e quello dello SRED, la complementarità tra i due programmi: qui sta il nocciolo del problema da sempre. Quando ero allo SRED i miei collaboratori hanno per molti anni lottato sulla definizione della missione dello SRED. Avevano ragione. Vedevano arrivare l'uragano, ma non sapevano erigere un apparato difensivo solido, efficace. E ora la tempesta è scoppiata davvero.

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