mercredi 20 mars 2013

Storia dei nonni che non ho avuto

Questo è il titolo di un libro uscito un anno fa in Francia, pluripremiato, che quasi di sicuro non sarà tradotto in italiano, per cui do le referenze bibliografiche originali:
Ivan Jablonka: Histoire des grands-parents que je n'ai pas eus, Seuil, 2012.

Si tratta di un libro inclassificabile: non è un romanzo, non è un saggio di storia, non è un giallo. E' tutto questo ed è altro. Il volume è stato premiato come testo di storia. Jablonka è un giovane storico, ha 38 anni, vive a Parigi. Il libro forse annuncia l'apparizione di un modo nuovo di fare storia, di scriverne, di parlarne.

L'autore è andato alla ricerca dei nonni paterni che non ha mai conosciuto, ne ha ricostruito le vicende prendendo lo spunto da pochissimi documenti, una foto, qualche testimonianza, in primo luogo quella del padre nato nel 1940 a Parigi, della zia, di cugini sparsi nel mondo, alcuni in Argentina, altri in Israele, altri negli USA. Da questo punto di vista si tratta indubbiamente di un libro di storia. In modo metodico, verificando i documenti , rimbalzando da un prova all'altra, con fiuto, con perseveranza, con rigore, incrociando pareri diversi,  l'autore tratteggia un metodo storico applicato ad un caso preciso, quello dei suoi nonni, Matès e Idesa Jablonka, una coppia di ebrei polacchi, nati e cresciuti a Parczew.

Si entra nel libro a fatica, all'inizio ci si muove storditi nel mondo degli ebrei di Parczew e si scopre che anche in quella comunità non tutto è roseo. In gioventù i due diventano militanti comunisti, si innamorano, si sposano e scappano dalla Polonia. Dove vanno a finire? Come molti altri a Parigi, come succedeva a molti clandestini. Arrivati a Parigi al momento del fronte popolare di Leon Blum inizia la trafila per uscire dalla clandestinità, per ottenere la cittadinanza francese. Più si avanza nella lettura più si è presi alla gola dalla nausea degli eventi che hanno preceduto lo scoppio della seconda guerra mondiale, dalla ricostruzione meticolosa degli alloggi dei clandestini, dalle loro condizioni miserevoli di vita.  Il libro diventa un giallo. Non gliene va bene una. Allo scoppio della guerra mondiale nascono due figli, il che vuol dire che una certa speranza e voglia di vivere probabilmente sopravvive in questa coppia nonostante la durezza della vita quotidiana.  Idesa, la moglie, non milita più. Matès, il marito forse, ma non ci sono prove per affermarlo. E' aiutato anche da anarchici francesi, ma lui si arruola nella Legione Straniera, una scelta fatta probabilmente con la segreta speranza di avere una carta in mano per ottenere un documento che lo faccia uscire dalla clandestinità. La Legione è mandata sul fronte di guerra nella Somme per affrontare l'avanzata tedesca nel 1940 ed è un massacro. Matès si salva, non si sa bene come, non ci sono testimoni oculari da intervistare. Il libro non vuol essere un romanzo. Gli atti eroici non servono, si ricade nella clandestinità con due piccoli da crescere e finalmente il peggio arriva. La coppia è arrestata al proprio domicilio nei paraggi del cimitero del "Père Lachaise" a Parigi da gendarmi francesi  nel 1943, è trasferita al campo di raccolta di Drancy alla perifieria di Parigi e poi finisce a Auschwitz ed è assassinata. I bambini si salvano perché al momento dell'arresto non erano in casa e la coppia li aveva affidati a un vicino di casa polacco con le carte in regola.

Per scrivere il libro l'autore   ha esplorato una ventina di archivi, in Francia e in Polonia. Montagne di scartoffie nonostante la distruzione di molti archivi preziosi avvenuto alla fine del conflitto bellico. Ma non tutto è stato distrutto. L'amministrazione burocratica non perde il vizio, annota tutto. Con pazienza l'autore cerca i nomi dei nonni nelle scartoffie, poi va ad incontrare testimoni oculari in Francia, in Polonia, in Israele, in Argentina, negli USA. Cerca di tenere le distanze da una vicenda che lo attanaglia, di scrivere un libro di storia. Credo che ci sia riuscito. Nella quarta di copertina l'autore afferma che l'emozione nasce dalla nostra tensione verso la verità. C'è una traccia di Michel Foucault in questo passaggio. Anche Foucault a suo modo era un innovatore nel mondo della storia.

Per concludere, il libro è anche la ricostruzione della scomparsa della cultura yiddish , di un mondo massacrato dagli eventi terribili della seconda guerra mondiale.

Anch'io non ho conosciuto mio nonno paterno. E' morto prima che nascessi. Era una figura autoritaria. Aveva ripudiato un figlio per una storia amorosa e l'aveva costretto ad emigrare negli USA. I suoi figli, i miei zii e mia madre non ci sono più. Non ho testimoni diretti di questo emigrante bergamasco di Costa in Val d'Imagna che ha fatto fortuna nella Svizzera Italiana.

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