dimanche 10 mars 2013

Lutto cantonticinese

Alcuni giorni fa è deceduto improvvisamente a Lugano Giuliano Bignasca. Per chi non lo sapesse ancora Giuliano Bignasca, detto Nano,  fu il fondatore della Lega dei Ticinesi, qualcosa di simile per filosofia politica alla Lega di Umberto Bossi e non è un caso se Bossi e Maroni erano presenti al funerale di Bignasca a Lugano.
Bignasca è un fenomeno a sé stante, un capo-popolo, una persona volgare, grossolana, senza peli sulla lingua, una figura carismatica che è riuscita ad ottenere i consensi di una parte cospicua dell'elettorato ticinese (circa un quinto degli elettori).
Sono partito dal Ticino prima che il fenomeno Bignasca si manifestasse ma se fossi rimasto lì ne sarei stato un bersaglio, che dico, una vittima.
Non è però del morto che intendo parlare ma di un articolo su Bignasca pubblicato dal Sussidiario e firmato da un certo Claudio Mésoniat che pure non conosco. Quando ho letto l'articolo sono rimasto di stucco. Come mai "Il Sussidiario", quotidiano elettronico, pubblicato in italiano, diffuso soprattutto in Italia,  con redazione a Milano e con  più di due milioni di lettori, ha pubblicato un articolo su Bignasca, ossia su un personaggio strano, squallido, volgare, magari , anzi senza dubbio intelligente anche se ciò non vuol dire nulla, che ha spopolato nel Canton Ticino, un angolino di Svizzera dove si parla ancora italiano e dove soprattutto si comunica in vari dialetti che invece sono quasi scomparsi nel resto d'Italia? Non capivo quale fosse l'interesse del "Sussidiario" per questa figura che per principio non interessa nessuno in Italia. Del resto in Italia si ignora quasi tutto del Canton Ticino e la maggioranza dei Ticinesi è ferocemente anti-italiana. Il necrologio di Mésionat  era molto alambiccato. Non si capiva bene cosa volesse dire. In conclusione tesseva un elogio allo scomparso al quale si attribuiva il merito della creazione dell'Università della Svizzera Italiana, una rivendicazione che risaliva al 1848 o giù di lì, mai realizzata (vorrei qui precisare che ho sempre avversato la creazione di un'università nel Canton Ticino), ma prima della coda dell'articolo Mésoniat si dilungava sui valori impersonati da Bignasca, in particolare sulla relazione tra opinione pubblica e politica. Bignasca avrebbe interpretato con intuizioni e fiuto unici gli umori dell'opinione pubblica cantonticinese e per questa ragione sarebbe diventato un uomo politico di grande rilevanza, un leader, un capo-popolo. Ho subito pensato a Grillo, a Berlusconi. Anche se da decenni non vivo più nel Ticino questo è pur sempre il mio paese d'origine e lì vivono i miei familiari, quelli di mia moglie, molti amici. Parecchia gente offesa, umiliata dalla "verve" polemica di Bignasca, attaccata per settimane con insulti di ogni tipo sul settimanale della Lega dei Ticinesi "Il Mattino della Domenica". Questa sofferenza, queste umiliazioni, questo terrorismo retorico mi erano noti. E' così che ho conosciuto Bignasca, mediante la testimonianza di persone che sono state violentemente attaccate, in modo indiretto dunque, senza nessuna esperienza personale.

Non tutto è roseo nel Canton Ticino. Ci mancherebbe. Ma la contestazione, la critica, le denunce si formulano secondo codici e regole nelle società avanzate. Lo scomparso ha violato questi codici ed ha raggranellato voti e appoggi, è stato ammirato. Per molta gente fu un faro, una guida, un esempio anche se la sua vita personale non fu proprio esemplare, ma questi sono affari suoi.

Ho pertanto inviato al redattore capo del "Sussidiario" (credo che lo sia, ma non ne sono certo) Federico Ferrau  con il quale ho avuto a che fare in passato per contributi sulla scuola una messaggio di protesta, d'indignazione e di domande. Volevo dapprima segnalare che Bignasca non meritava a mio parere l'attenzione che "Il Sussidiario" gli ha prestato e poi volevo capire come mai "Il Sussidiario" aveva deciso di pubblicare il contributo di Mésoniat. Ferrau mi ha subito gentilmente risposto, menando un po' il can per l'aia.  Mi ha subito rinfacciato che non potevo esigere che il "Sussidiario" non parlasse di un fatto di cronaca rilevante come il decesso di Bignasca. Ha quindi specificato che il contributo è stato chiesto dal "Sussidiario" a Mésoniat; poi mi ha informato che Mésoniat è il direttore del Giornale del Popolo a Lugano (spiegherò tra poco cosa è il GdP) ed infine mi ha invitato a mandare una lettera al "Sussidiario" per spiegare il mio punto di vista come cittadino elvetico. Ho declinato l'invito perché non ho nessuna voglia di occuparmi di queste cose, ma lo faccio qui nel mio blog dove esprimo alcuni miei sentimenti.
Per prima cosa constato con sorpresa che nella redazione del "Sussidiario" a Milano si sapeva chi fosse Bignasca e cosa rappresentava. Come mai? Non lo so.
Poi scopro che il signor Claudio Mésoniat è il direttore del GdP. Orbene il GdP fu e forse lo è ancora il giornale dei cattolici ticinesi, anzi fu e forse lo è ancora il giornale della diocesi di Lugano. Il vescovo di Lugano ha voce in capitolo e forse indica, nomina (non lo so) , licenzia il direttore. Il GdP fu creato e diretto per decenni da Monsignor Alfredo Leber, che in un certo senso fu il tutore, la guida, il maestro di mio padre. So cosa è il GdP, non so più cosa sia il cattolicesimo nel Canton Ticino, ignoro tutto della diocesi di Lugano ma conosco assai bene il vescovo attuale, Mino Grampa, ex-rettore del Collegio Papio a Ascona, settantacinquenne, che attende  per limiti di età di essere sostituito. Quando ho saputo che Mésoniat era il direttore del GdP lì per lì non ho più ben capito il senso dell'articolo ma poi ho scoperto che il direttore del giornale luganese è una persona impegnata in CL (Comunione e Liberazione) e "Il Sussidiario" è l'organo di una fondazione prossima a CL o forse anche è il giornale della stessa CL, anche qui ammetto che non lo so. A questo punto non posso altro che emettere ipotesi da verificare: sembra che il GdP incontri problemi finanziari, che la curia vescovile luganese sia pure in difficoltà finanziarie. Il giornale sarebbe tenuto in piedi con risorse e aiuti  di vario genere provenienti da diverse fonti. Si potrebbe supporre che tra queste fonti ci sia anche la potentissima CL di Milano e quindi....."Il Sussidiario". Se le cose stanno in questo modo, ma ripeto non ho nessuna prova in mano, allora si capisce l'articolo. A Milano sanno cosa succede a Lugano, al "Sussidiario" si è in relazione con il GdP e con il suo direttore. Il fatto d'attualità maschera una relazione finanziaria, una relazione di potere. Potrei a questo punto scrivere al vescovo di Lugano  per avere lumi in merito, ma non ne vale la pena . Si potrebbe sbozzare la risposta.  Mi tengo le mie ipotesi , non avrò nessuna prova in mano, ma non scorderò quest'episodio che conforta la mia scelta, quella di andarmene, di tirarmi da parte, di ignorare il mio paese, anche se non lo si può sempre fare.

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