dimanche 15 janvier 2017

Asili nido

In Italia il governo propone l'istituzione di un sistema integrato di educazione ed istruzione per i bambini da 0 a 6 anni. La novità è di estendere il più possibile il servizio educativo per l’infanzia (in diverse forme, ma soprattutto asili nido e micronidi)  a tutto il Paese, fino a coprire entro il 2020 almeno un terzo della popolazione sotto i tre anni. La notizia proviene dal quotidiano La Stampa che ha pubblicato un commento del direttore della Fondazione Agnelli, l'economista Andrea Gavosto. La proposta emana dal precedente governo ed è stata ripresa da quello vigente.

Per prima cosa occorre rilevare che questo passo non costituisce una novità. E' da almeno dal 1970 che a livello internazionale si propone una politica integrata dell'infanzia, che esistono prove della bontà dei nidi dal punto di vista dello sviluppo dei bimbi, di quanto apprendono, che si  è dimostrato il beneficio economico per lo Stato della creazione dei nidi ( le madri che possono praticare una professione extra-domestica  grazie ai nidi dove si lasciano i bimbi, pagano le imposte sul loro salario), che si ammette l'alto costo dei nidi e anche la grande iniquità del sistema  che prevede al massimo l'accoglienza nei nidi del 30% dei bimbi piccoli. Questo tra l'altro è proprio l'obiettivo della legge delega italiana. Anche nei celebri asili-nido di Reggio i posti erano occupati dai bimbi delle classi agiate e non da quelli delle classi popolari le quali dovevano arrabattarsi per piazzare i bimbi in strutture diverse da quelle pubbliche. Quindi nulla di nuovo sotto il sole, ossia nulla che non si conoscesse già.

La novità più rilevante della legge delega italiana è la statalizzazione ambigua degli asili-nido. I comuni sono sempre responsabili della creazione degli asili-nido che sono però sovvenzionati dallo stato. Come lo rivela Gavosto la somma stanziata dalle autorità centrali per  promuovere la creazione di asili-nido in Italia è ridicolmente bassa. Ma questa è un'altra faccenda, tipica di un paese nel quale alle buone intenzioni non seguono i fatti. Resta comunque il tentativo di dimostrare che le iniziative governative a livello di ministero e quindi dell'amministrazione centrale sono in grado di suonare la sveglia, di scuotere i comuni dal  torpore, di sostituire lodevoli iniziative locali, comunali, con iniziative centrali. Questa è davvero una beata illusione. I comuni tenteranno di liberarsi dall'onere dello sviluppo e della gestione degli asili-nido e si appoggeranno sulle fumose proposte dell'amministrazione centrale. Se ci sono sovvenzioni stanziate dal governo romano perché non approfittarne? Le condizioni poste per ricevere le sovvenzioni non sono un capestro. Si può fare. In questo modo la statalizzazione dell'istruzione pubblica in Italia continua, a scapito del buon senso secondo il quale la decentralizzazione è di gran lunga più efficace.

Infine non si può non sottolineare il fatto che la legge delega sugli asili-nido sancisce il progresso della società secolarizzata. Tutti a scuola . Della scuola non se ne può fare a meno. Poco importa che la scuola sia buona o meno. Del resto si prendono provvedimenti per fare in modo che sia buona ovunque, come per esempio la formazione iniziale prolungata delle insegnanti agli asili-nido. Che poi questo passo  di per sé lodevole generi automaticamente la bontà delle prestazioni è un altro affare.

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