mardi 5 novembre 2013

A Nation at Risk

Nell'aprile del 1983 venne pubblicato a Washington da parte di una commissione federale della presidenza Reagan un documento sullo stato della scuola USA, intitolato "A Nation at Risk" (Una nazione in pericolo).

A quei tempi lavoravo all'OCSE e scrissi poco dopo un documento di una cinquantina di pagine per commentare i passaggi salienti di quel documento. C'erano affermazioni retoriche di scarsa rilevanza ma anche denunce gravi sullo stato del servizio statale d'istruzione nonché sull'organizzazione e la gestione della scuola. Il documento faceva ovviamente riferimento alla scuola statale USA ma subito feci l'associazione con quanto avveniva e si percepiva avvenisse nei servizi scolastici europei.

A quel tempo l'OCSE era una organizzazione piccolina. I paesi membri erano solo 24. Esisteva ancora l'Unione Sovietica e il blocco sovietico non faceva parte dell'OCSE. La regola aurea dell'OCSE era quella di accogliere nell'organizzazione solo i paesi che adottavano le norme  dell'economia di mercato. In cambio l'organizzazione offriva analisi, dati, interpretazioni, consigli ai governi sulle politiche da impostare per essere competitivi e per migliorare il PIL.

Il settore educazione nel quale lavoravo era minuscolo. Il responsabile principale era un sociologo inglese, Ronald Gass, un personaggio interessantissimo, complesso, con molte idee sul sociale. Veniva da una famiglia povera, il padre , se non erro ,  faceva di mestiere il macellaio. Lui fece la guerra del 39-45 come pilota e al ritorno andò a studiare all'università. Ron capiva molte cose sul sistema sociale. Era davvero una figura brillante, di gran lunga superiore ai  colleghi dello staff che si occupava dell'educazione. Secondo la logica del servizio all'economia di mercato gli studi sul servizio scolastico dovevano limitarsi a precisare gli interventi politici necessari per produrre manodopera qualificata, in grado di sostenere le economie in espansione dei Paesi membri. Ron intuì che ciò non bastava, ossia che non si poteva dare per scontato il contributo del servizio scolastico all'espansione economica senza passare alla lente il funzionamento e l'organizzazione del sistema scolastico. Del resto gli avvenimenti del maggio 68 comprovavano alla grande che lui aveva ragione, che qualcosa non funzionava nelle scuole.

La faccio breve. Per Ron occorreva proporre di rinnovare il sistema scolastico se si voleva migliorare il contributo dell'istruzione scolastica al benessere delle società, ma ben presto, nel corso degli anni 70, tutti i progetti dell'OCSE miranti a mettere a punto strategie di aggiornamento e rinnovo del servizio scolastico dovettero chiudere baracca: le resistenze erano troppo forti e le opposizioni al cambiamento nonché le politiche di conservazione erano soprattutto annidate ovunque dentro il sistema scolastico. Mancavano statistiche adeguate, si conosceva ben poco di quanto succedeva nelle scuole, di come le decisioni erano prese. Il servizio scolastico era una "black box", ossia una scatola nera. Si arrivò al peggio: la resistenza si era infiltrata anche all'interno dell'OCSE.

Il documento USA del 1983 arrivò a proposito e confermò quanto si intuiva sulle prestazioni dell'apparato scolastico. All'interno dell'OCSE le reazioni dei colleghi furono negative. Nessuno accolse quel documento in modo favorevole. I commenti erano ironici, sprezzanti. Sottoposi a Ron il mio testo nel quale si dava parzialmente ragione alle analisi del documento USA senza tra l'altro citarlo direttamente. Le mie fonti erano soprattutto europee. Ron mi diede ragione, condivideva le analisi e propose ai colleghi di presentare il mio testo al Comitato Direttore del CERI , ossia al "Governing Board" del Centro per la ricerca e l'innovazione dell'insegnamento. Il "Governing Board" era composto da personalità scelte ad personam dal segretario generale dell'OCSE ( l'Italia era rappresentata da Aldo Visalberghi).  I colleghi si opposero in massa a questa proposta, contestavano la pertinenza dei miei commenti e ritenevano che le analisi erano errate. In fondo, per loro, i servizi scolastici funzionavano bene. Gass allora suggerì di presentare il documento al " Governing Board" non come un prodotto del CERI, in forma anonima, come si faceva di regola, ma di distribuirlo firmato, con il mio nome. Altre proteste indignate dei colleghi che rifiutarono questa soluzione. Non si era mai adottata una simile procedura al CERI o all'OCSE. I documenti dovevano restare anonimi e rappresentare il punto di vista dell'organizzazione. A questo punto Ron Gass dovette darsi per vinto. Non poteva andare contro il suo staff. Mi autorizzò allora a pubblicare privatamente, al di fuori dell'OCSE,  il testo. E' quanto feci. Ne risultò "La ricreazione è finita" pubblicato in Italia dalla Casa Editrice il Mulino di Bologna nel 1986.

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