samedi 19 novembre 2016

Oscenità scolastiche parigine

Mi ha sempre sorpreso vedere crocchi di persone adulte, in genere genitori, nonni, zii , davanti alle scuole alla fine delle lezioni in attesa dei bambini. Non ero abituato a scene simili. Qui a Parigi invece sono ricorrenti. A un certo punto si apre la porta o il cancello della scuola e i bimbi cominciano a uscire a frotte in un disordine grandioso. Lo spettacolo è quotidiano. Vi si può assistere davanti alle scuole elementari, mentre davanti alle scuole medie o a quelle dell'insegnamento secondario superiore la scena è leggermente diversa. Non ci sono quasi più adulti in attesa sui marciapiedi ma crocchi di giovani che discutono, giocano . I più grandi fumano o amoreggiano. Si fanno le cose normali ma le porte degli edifici scolastici restano chiuse, sbarrate e i portinai vegliano al rispetto delle regole. Nelle scuole elementari sono loro che regolano il flusso delle uscite con la folla degli adulti che davanti alla porta si agita, grida, si sbraccia per cercare il bimbo da accompagnare. Le persone estranee non entrano nello spazio scolastico  e questo è riservato alle  attività di insegnamento.

I crocchi di studenti e adulti davanti alle porte degli edifici scolastici parigini sono un fatto abituale che si riproduce anche altrove nel sistema scolastico francese.  E' visibilissimo perché  ci sono molti edifici scolastici. A Parigi sii potrebbe dire che di scuole ce ne sono ovunque , di ogni grado. Non si può non inciampare in un edificio scolastico. In genere sono tutti assai vetusti. Non si vedono edifici  scolastici, un tempo si diceva palazzi scolastici, nuovi, moderni. Ce ne devono essere, ma le scuole sono soprattutto costruzioni vetuste, di un secolo fa, con due entrate diverse, una per i maschietti e un' altra per le femmine. Lo indica una iscrizione sopra la porta d'entrata. Adesso, in genere , una delle due porte è fuori uso, resta chiusa . All'interno esiste il cortile di ricreazione e la palestra. Stupendi sono i licei in genere centenari. Sono monumenti storici che si assomigliano alquanto per l'impostazione,  per le dimensioni, per l'organizzazione spaziale. Meriterebbero di poter essere visitati, ma sono chiusi al pubblico. In genere possiedono un paio di chiostri. Sono l'espressione di una cultura scolastica e di un'idea della conoscenza non più attuali ma funzionano sempre, sono curati e accolgono frotte di studenti. Il problema non sta dunque nella carenza di edifici.

L'argomento in voga per impedire ai familiari di entrare nelle scuole è quello della sicurezza. I tempi sono grami infatti. Non si sa mai quel che può succedere ed è dunque opportuno anticipare i rischi e predisporre soluzioni dissuasive. Questo argomento però non tiene. Infatti i crocchi di studenti e familiari davanti alle porte chiuse delle scuole esistevano ben prima degli attentati ed erano il prodotto di un determinato tipo di gestione delle scuole e quindi di un modello di relazione tra le scuole e gli utenti. Gli insegnanti e i loro aiutanti si proteggevano contro ingerenze potenzialmente fastidiose con un controllo puntiglioso delle entrate nelle scuole. Nell'odierno clima protettivo molto pesante , la richiesta di un appuntamento con un insegnante diventa un percorso del combattente. Inoltre i crocchi odierni davanti alle porte delle scuole sono un bersaglio facile per qualsiasi attentatore. Il problema della sicurezza resta irrisolto. Mi meraviglio ogni giorno che non succeda nulla di grave davanti alle scuole con questa logica di governo. L'opinione pubblica ammette questo stato di cose come se fosse "naturalmente" connesso alle specificità del servizio scolastico pubblico. In questo modo, fin da piccoli,  si abitua la gente all'idea che ogni servizio pubblico ha le sue regole, esige un proprio modo d'uso.

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