Mi hanno impressionato alcune reazioni di amici italiani su Facebook a proposito di quanto sucesso all'aeroporto Charles De Gaulle a Parigi ieri, 5 ottobre, dove era riunito il comitato aziendale della compagnia aerea Air France.
Cosa e' successo?
Tutti sanno o hanno visto alla TV quanto successo. Un gruppo di un centinaio di persone e' riuscita ad entrare nel locale in cui era riunito il comitato ( credo che si dica cosi' in italiano) con i dirigenti della compagnia aerea e alcuni di questi hanno corso il rischio del linciaggio. Sono dovuti scappare e ad alcuni e' stata strappata la giacca e la camicia. Si sono salvati per un pelo. Poco importa la meccanica del fatto, ossia chi ha fatto cosa.
La mia reazione
I post che mi hanno sorpreso erano quelli che inneggiavano agli aggressori, che esprimevano ammirazione per il loro coraggio. I titoli dei postt esprimevano invidia per l'atto contro il comitato aziendale, applaudivano il coraggio degli aggressori . Sono rimasto allibito nel vedere in modo palese la condivisione per un atto che ritenevo violento, pericoloso. Mi sono chiesto come mai era possibile applaudire un gesto simile, esprimere adesione e sostegno verso un'azione aggressiva contro persone che magari hanno sbagliato , le cui scelte non erano condivise. Gli avversari si distruggono, si annichiliscono, si dileggiano snudandoli. in questo caso Nei commenti francesi si cita un intervento del 1906 di Jean Jaurès il leader socialista effettuato nel parlamento francese e si denuncia la violenza della decisione della direzione di Air France che propone di licenziare circa 2500 persone il che ha mandato su tutte le furie il personale della compagnia aerea e i sindacati che lo rappresentano. Alla violenza di una parte si risponde con la violenza dall'altra.
Interpretazione
Non capisco come si possa esaltare la violenza fisica nelle relazioni sociali. Le divergenze d'opinione sono comprensibili, ma non si risolvono con lo scontro fisico. Ho pensato allora a Sigmund Freud, a uno dei suoi libri piu' riusciti, "Das Unbehagen in der Kutur" . Lo cito in tedesco perche' non so come il titolo sia stato tradotto in italiano ( Credo " Il disagio della civilta'") . La tesi di Freud e' nota ed e' pessimista. Condivido la sua opinione. In breve : e' inutile illudersi. Gli uomini non sono ne' angeli buoni, ne' agnelli. Sono lupi. Si sbranano tra loro. La violenza, l'agressivita' sono impulsi vitali, fondamentali per sopravvivere. La pulsione di morte e' primaria, spinge all'autodistruzione. Come venirne fuori, come vivere con i propri simili? Come controllare questo impulso, come evitare il ritorno ad uno stato selvaggio, barbaro e come impedire lo sfacelo? Capisco il fascino per la violenza, la distruzione. Poi ritorno a Freud. La sua risposta: se ne puo' uscire , si puo' evitare il massacro con la Kultur ossia con la civilta', con l'Aufklaerung, la razionalita', la giustizia. Mi sono ricordato che nel mio insegnamento tantissimi anni fa avevo proprio citato questo libro.
Lo avevo capito in parte, credo che ne avevo intuito la portata. Oggi lo capisco meglio.L'accesso al sapere e' per Freud la forma piu' elevata delle iberta'.
Per Freud gli uomini non sono uguali. Freud non ha le stesse opinioni di Rousseau: e' impossibile realizzare l'uguaglianza perche' le pulsioni sono piu' forti degli interessi razionali. Le pulsioni vincono sempre, hanno il sopravvento. Nessuna societa' puo' costituirsi senza l'aggressivita', con la rinuncia ai conflitti e all'affermazione di se', ma...si deve passare dallo stato di natura allo stato di cultura per vivere assieme. E' proprio su questo punto che mi sento in disaccordo con i pareri espressi su FB. In quei messaggi d'invidia per quqnto successo a Air France si percepisce il rifiuto di uscire dallo stato di natura, il rifiuto di rinunciare alle pulsioni primitive. Il passaggio allo stato di cultura implica un sacrificio, una rinuncia ed in questo senso la cultura e' un disagio perche' l'aggressivita' e' necessaria all'esistenza.
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