Spesso confondo autonomia con rendicontazione, un termine bruttissimo per rendere l'idea del vocabolo inglese "accountabiity";le scuole devono essere responsabili di quel che fanno , di quanto ottengono. Concordo con questo principio. Ma come? Qui sta il problema.
Per pigrizia più che per altro spesso ritengo sinonimi i due lemmi che invece non lo sono. Un conto e' l'autonomia e un altro e' la rendicontazione. Ideale sarebbe combinare assieme i due casi, ossia promuovere l'autonomia scolastica e potenziarla con la rendicontazione, ma succede spesso che si rivendica l'autonomia senza rendicontazione perché' questa andrebbe da se' oppure che si imponga la rendicontazione senza autonomia. Ci sono dunque quattro strategie di politica scolastica possibili: autonomia con rendicontawione; autonomia senza rendicontawione; rendicontazione con autonomia; rendicontazione senza autonomia. Per me in Italia sinora si e' promossa un'autonomia senza rendicontazione, un'autonomia spinta direi. Si comincia appena a parlare di rendicontazione la quale si declina con la valutazione ma siccome in Italia la valutazione e' fortemente avversata, specialmente nel Merifione\, il tema della rendicontawione inizia solo ora ad apparire all'orizzonte.
Lo spunto pie questo post vine da un articolo del 2001 di Mike Baker che ho ritrovato per caso nel mio archivio. Baker spiega ai colleghi USA la differenza tra le due strategie, quella dell'autonomia e quella della rendicontazione. Si era allora negli USA agli inizi della rendicontazione con la legge NCLB ("No Child Left Behind") votata quasi all'unanimità' dal Congresso USA nel gennaio 2001. L'articolo e' del 31 ottobre 2001 ed e' stato pubblicato sul settimanale pedagogico USA "Education Week" con il titolo "Accountability vs. Autonomy".
Chi e' Mike Baker? Baker fu un giornalista molto noto in Inghilterra, per decenni incaricato di seguire la politica scolastica inglese per il servizio scolastico della BBC dopo essere stato invitato come insegnante dall'Istituto per l'Educazione dell'Universita' di Londra. Morto di cancro ai polmoni nel 2012.
Nell'articolo Baker si rivolge ai colleghi USA e li invita a trarre la lezione dall'esperienza inglese dove dapprima Thatcher poi Blair hanno realizzato una riforma scolastica ispirata che combinava rendicontazione e riduzione dell'autonomia, ossia che imponeva un curricolo nazionale alle scuole le quali perdevano quindi parte della loro autonomia e nel contempo realizzava una valutazione nazionale per essere sicuri che le scuole rispettassero il nuovo curricolo. La strategia inglese mirava a ridurre l'autonomia scolastica tradizionalmente molto ampia , e potenziare i poteri dell'amministrazione centrale imponendo una rendicontazione esigente alle scuole che dovevano dimostrare di applicare i programmi nazionali e di conseguire risultati migliori. Il governo Blair era andato molto avanti con questa politica con l'imposizione di un'ora obbligatoria quotidiana di inglese e di matematica. Una componente importante della riforma inglese fu la creazione di un dipartimento nazionale per l'ispezione delle scuole detto "Office for Standards in Education' noto con l'acronimo OFSTED al quale incombeva la responsabilità' di controllare la qualità' dell'insegnamento. L'OFSTED fu letteralmente odiato dalla maggioranza degli insegnanti. La presenza di ispettori nelle classi fu percepita dagli insegnanti inglesi come offensiva e punitiva.
Per un decennio la riforma inglese ottenne eccellenti risultati come ha dimostrato David Hopkins a un seminario internazionale dell'ADI (http://ospitiweb.indire.it/adi/Conv2006_Atti/Hopkins/Conv2006_Hop_frame.htm). La valutazione impediva alle scuole di imputare tutti gli insuccessi e i loro fallimenti alle famiglie povere. Gli ispettori furono in grado di suggerire agli insegnanti come procedere per ottenere miglioramenti negli apprendimenti. Ci fu pero' anche il rovescio della medaglia. La peggiore situazione fu la pubblicazione dei risultati sui quotidiani con l'indicazione del nome della scuola. Secondo Baker questo fu un vero e proprio disastro.
Una riforma contro gli insegnanti
In ogni modo la conseguenza piu' grave della riforma e' da associare al fatto che la riforma fu imposta, fu fatta contro gli insegnanti invece che con gli insegnanti per migliorare la scuola. Gli insegnanti furono considerati il capro espiatorio che doveva essere sacrificato, eliminato, per milgiorare le prestazioni scolastiche. In inghilterra, gli insegnanti non contribuirono affatto alla definizione dei nuovi curricoli o all'elaborazione di nuovi metodi didattici. Tutto cio' ha demoralizzato alquanto il corpo insegnante e ha soprattutto determinato un calo impressionante dei reclutamenti di nuovi insegnanti. La penuria degli insegnanti in Inghilterra e' iniziata con questa riforma, minacciando la qualita' dell'insegnamento cioe' con una conseguenza imprevista che era all'opposto di quanto si mirava ad ottenere.
Penuria di insegnanti
Infatti, a differenza dell'Italia, la prima decade del XXI secolo delle politiche scolastiche inglesi fu caratterizzata dalla preoccupazione di frenare la penuria di insegnanti e dai tentativi di preservare un buon livello di reclutamento dei neofiti. Non per nulla le organizazioni internazionali si sono proprio occupate di questa faccenda negli stessi anni, a dimostrazione che il programma delle organizzazioni internazionali come l'OCSE nel settore dell'istruzione e' al servizio degli obiettivi delle grandi potenze. L'Italia, per quel che riguarda la formazione e le assunzioni di nuovi insegnanti , e' isolata e non ha ricevuto un grande aiuto dalle organizzazioni internazionali.
In ogni modo la politica scolastica inglese ha disprezzato il corpo insegnante a differerenza di quanto succede in Francia, in Germania, in Svezia o in Finlandia dove gli insegnanti sono un corpo professionale molto apprezzato e rispettato.
Il rischio della svalutazione del corpo insegnante
Nei sistemi scolastici nei quali la rendicontazione e' stata attuata a scapito dell'autonomia si e' verificata una penuria di insegnanti. Questo e' il messaggio che proviene dall'Inghilterra: i dirigenti politici devono coinvolgere gli insegnanti nelle procedure di riforma scolastica, in tutte le tappe. La strategia politica di riforma scolastica non puo' avere successo contro gli insegnanti, non puo' essere attuata, piacenti o spiacenti, a scapito dell'autonomia professionale degli insegnanti. Si potrebbe obiettare che oggigiorno il livello di professionalita' degli insegnanti non e' del tutto soddisfacente, che tra gli insegnanti ci sono persone che non hanno ne' le qulita' ne' le competenze per esercitare una professione ardua, complessa, esigente, e per certi versi anche rischiosa per la salute. Il risultato della riforma inglese fu la demoralizzazione del corpo insegnante e la svalutazione della professione. Il governo inglese ha operato una svolta radicale nella gestione della scuola: ha ridotto l'autonomia degli insegnanti ed ha potenziato enormemente le competenze del potere centrale.
Cosa succedera' in Italia?
Anche in Italia la riforma scolastica sul tappeto e' stata preparata dal ministero senza insegnanti. Occorre anche dire che ovunque le associazioni rappresentative del corpo insegnante , ossia i sindacati dei docenti, non hanno il vento in poppa per una ragione o per un'altra. Il potere scolastico cerca di riprendere in mano il timone delle riforme dopo averlo ceduto per anni ai sindacati degli insegnanti che facevano il bello e il brutto tempo nei ministeri delle amministrazioni centrali. Colpire i sindacati puo' essere una strategia vincente che si giustifica con decenni di prevaricazioni e di abusi. Ma se si possono colpire i sindacati e escluderli dalle decisioni politiche riguardanti il funzionamento e l'organizzazione delle scuole , non si possono colpire gli insegnanti. L'autonomia richiede un contrappreso: la rendicontazione e quindi la valutazione. Ci vuole un alto livello di autonomia e di rendicontazione per gli insegnanti. Non si puo' impostare una riforma della scuola che preferisca una dimensione al posto dell'altra. O l'una o l'altra. Occorrono entrambe. Questa e' la lezione che si puo' trarre dall'esperienza inglese e da quella statunitense.
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire