Ho letto su Face Book poco fa l'intervista su MicroMega rilasciata a Giulia Rispoli questa estate da Silvano Tagliagambe, professore di filosofia della scienza in una università sarda, intitolata "La scienza come impresa pubblica". L'intervista è in parte un corso di filosofia della scienza e in parte un corso molto interessante per le persone ignoranti come il sottoscritto di storia della filosofia della scienza in Italia. Alla fine dell'intervista Tagliagambe sviluppa alcune idee sulla scuola e l'istruzione . Parla di conoscenza condivisa, di relazioni sociali, di società della conoscenza, di individualismo e di ricchezze collettive e di quelle di posizionamento. La conoscenza e il sapere ne è un elemento. Non accenna alla politica scolastica, alla sua struttura, alle modalità di funzionamento di questo apparato di stato. Esiste indubbiamente una relazione tra programmi scolastici, sviluppo della conoscenza, storia della scienza e evoluzione del servizio scolastico statale ma il tema non è affrontato di petto da Tagliagambe. Le domande sono talora strane nella logica che le genera e costringono a fare salti mortali per seguire il ragionamento di Tagliagambe.
Mi chiedo alla fine se siamo proprio ancora in una società della conoscenza. Ho fieri dubbi. In questi giorni esce il penultimo corso di Michel Foucault al Collège de France . Uno dei fili conduttori di questi corsi è l'archeologia del sapere e il senso della verità, il potere e la volontà di verità. Confesso che mi sento più a mio agio in questo ambito. La società della conoscenza è un gioco di potere, è l'espressione della volontà di verità. Tagliagambe rende omaggio a Kuhn. Concordo con lui. Forse questo è un buon punto di incontro. Ammetto anche che la politica scolastica è un'altra cosa, ha a che fare con altri attori, ma a questo punto mi tiro da parte per lasciare il posto a voci ben più competenti della mia che in Italia abbondano e calano lezioni meravigliose di fronte alle quali non mi resta che ammutolire.
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