jeudi 19 décembre 2013

INVALSI

In questi giorni , prima metà  di dicembre, in Italia i circoli che si occupano dell'istruzione scolastica sono in agitazione per il futuro dell'INVALSI, ossia dell'Istituto Nazionale di valutazione del sistema d'istruzione. Infatti il ministro dell'istruzione Carrozza, una ricercatrice, ha composto una commissione per la scelta del futuro presidente dell'INVALSI dopo le dimissioni di Paolo Sestito un economista della Banca d'Italia che ha preso il posto di Piero Cipollone, altro economista della Banca d'Italia, come presidente dell'INVALSI.

Il ministro ha avallato le proposte di qualcuno nel ministero che ha suggerito una rosa di cinque persone del tutto ignote nell'ambito della ricerca scientifica internazionale sulla valutazione scolastica, nel senso che non hanno pubblicato quasi nulla in materia di valutazione dell'istruzione, di studi comparati tra sistemi scolastici. Conosco alcuni membri designati di questa commissione che rispetto alquanto ma devo pur constatare che nessuno di loro è mondialmente noto per pubblicazioni sulla valutazione. Il prof. De Mauro è un esimio linguista e a mia conoscenza solo il prof. Vertecchi ha avuto a che fare con le valutazioni internazionali quando il ministro italiano dell'istruzione era l'on. Luigi Berlinguer.

Le vicende italiane della valutazione non mi lasciano indifferente ed è per questa ragione che ne parlo. La storia della valutazione comparata contemporanea in Italia è patetica. Bisogna risalire al prof. Aldo Visalberghi che nel corso degli anni Sessanta del Ventesimo secolo ha traghettato l'Italia verso l'IEA, l'Associazione Internazionale di Valutazione dei Risultati Scolastici, associazione che esiste tuttora. L'IEA era ed è un'associazione internazionale di ricercatori che funziona grazie a risorse fornite dagli Stati che hanno la responsabilità di un sistema d'istruzione scolastica. Per anni l'IEA è stata soprattutto finanziata dalla Svezia e poi dagli USA. Il prof. Visalberghi con uno sparuto gruppetto di suoi collaboratori ha partecipato ad una serie di indagini dell'IEA. Quasi nessuno ne era al corrente in Italia. Il gruppetto di ricercatori era annidato nella sede del CEDE, il centro europeo dell'educazione, denominazione alquanto pomposa, che si trovava a Frascati, nella villa Borromini, laddove ora si trova l'INVALSI. I risultati degli studenti italiani comparati a quelli degli studenti di altri sistemi scolastici non furono brillanti già nel corso degli anni Sessanta. Quelli erano gli anni dei pionieri. Si sperimentava infatti la valutazione su vasta scala e si comparavano i risultati degli studenti di diversi sistemi scolastici. Gli strumenti messi a punto dall'IEA non erano come quelli dell'indagine PISA e la popolazione scolastica alla quale erano somministrate le prove dell'IEA era quella dei tredicenni e non dei quindicenni come è il caso nell'indagine PISA.

Il prof. Visalberghi era una persona rispettata e competente sul piano internazionale. Direi che era una figura assai nota anche perché i suoi interventi negli incontri internazionali erano solidi, sostanziosi e quindi ascoltati, ma in Italia , non so per quali ragioni, Visalberghi non era  né molto seguito né molto ascoltato. Con me si lamentava dei problemi di gestione di Villa Falconieri. Le risorse erano scarse e servivano in primo luogo per riparare il tetto o le fughe d'acqua del monumento storico che era Villa Falconieri.

Per anni l'Italia ha partecipato alle indagini internazionali dell'IEA, lo ha fatto molto di più della Francia, ma senza che i risultati mediocri degli studenti italiani suscitassero una reazione nei media o nel ministero dell'istruzione pubblica. Più volte Visalberghi mi è parso rassegnato. L'Italia pertecipava alle indagini, pagava la sua quotaparte, ma non traeva nessuna indicazione pratica da questa esperienza. Si potrebbe dire che questo era un caso di partecipazione per onore di firma e spesso ho avuto la sensazione  che Visalberghi fosse presente per il proprio piacere personale ( esagero con questa affermazione che però mi serve per spiegare la situazione).

Quando l'on. Luigi Berlinguer è diventato ministro dell' istruzione nel primo governo di Romano Prodi e quando Visalberghi era ormai andato in pensione, l'on. Berlinguer si rivolse all'OCSE per chiedere un parere sul suo progetto di riforma del servizio d'istruzione statale italiano. Il direttore dell'istruzione all'OCSE Thomas Alexander mi chiese di entrare nel gruppo di periti designato per esaminare il progetto di riforma tratteggiato dal ministro Berlinguer. Questo tipo di esame si svolge secondo una procedura formale standardizzata. Nel capitolo 5 del documento si tratta di valutazione e si raccomanda al ministro di istituire un sistema di valutazione indipendente, che incentri la sua attività sulla definizione di parametri di valutazione, di istituire un ente indipendente incaricato di svolgere ricerche in proprio materia di valutazione dell'istruzione. Il passaggio sulla valutazione fu redatto da Alejandro Tiana che è ora rettore dell'Università spagnola distanza (UNED) di Madrid, la più importante università spagnola. Il testo fu scritto nel 1997 ma le raccomandazioni sono cadute nel vuote. Non ci siamo ancora. In quegli anni le argomentazioni sulla valutazione erano capite da pochissime persone. Mi ricordo per esempio che il CENSIS si occupava della questione , che Giorgio Allulli aveva un interesse per l'argomento. Erano i nuovi venuti sulla scena italica della valutazione, che si affiancavano a Visalberghi. Non posso però dire che erano gli eredi di Visalberghi. I loro interessi erano di un altro genere, più politici che scientifici.

Una decina d'anni dopo, quando presidente dell'INVALSI era Piero Cipollone, fui invitato a presiedere la giuria incaricata del concorso per la selezione di alcuni collaboratori scientifici dell'INVALSI. In questa occasione ho scoperto la complessità della burocrazia dell'amministrazione statale italiana ed ho conosciuto Paolo Sestito, Piero Cipollone e Lucrezia Stellacci che rappresentava il  ministero nella commissione. Ma l'aspetto più rilevante di quell'esperienza sono stati i sotterfugi messi in atto per salvare tre o quattro candidati. La media dei risultati era talmente scadente nella maggior parte dei casi al punto da costringere la giuria ad abbassare la soglia della media pur di potere selezionare un numero minimo di candidati. Molti concorrenti lavoravano da anni all'INVALSI ma non avevano una conoscenza accettabile dei principi con i quali erano costruiti gli strumenti delle prove strutturate.

Infine, un'esperienza per me sconvolgente fu la partecipazione alla commissione internazionale del MIUR per costruire un sistema nazionale di valutazione dell'educazione. Si era all'epoca del ministro Maria Stella Gelmini. Il direttore generale Giovanni Biondi era stato incaricato dal ministro di concepire un sistema nazionale di valutazione. Occorre subito dire che questa operazione non è del tutto facile e che pochi sistemi scolastici statali nel mondo dispongono di un sistema di valutazione coi fiocchi che fornisca informazioni attendibili sui risultati scolastici e che serva a capire in che direzione va la politica scolastica statale. Un sistema nazionale di valutazione dell'istruzione non si improvvisa.  Ho subito capito che di internazionale in quella commissione c'era ben poco. Invece, mi ci è voluto del tempo per capire che il sistema nazionale di valutazione era già pronto nella mente del direttore generale e forse anche del ministro e che la commissione non serviva ad altro che ad avallare il progetto. Infine, alle riunioni alle quali ho partecipato non si è mai parlato del servizio nazionale di valutazione, l'argomento per il quale ero stato invitato ad entrare nella gruppo di lavoro. Il tema di cui si discusse a lungo era la valutazione dei docenti. Ci fu detto in riunione che questo era la questione che il Ministro voleva risolvere in priorità e il direttore Biondi aveva a questo riguardo forgiato due metafore: la traversata del Mar Rosso e l'arrivo nella terra promessa. Il Mar Rosso era evidentemente la valutazione dei docenti. Occorreva dapprima attraversare il Mar Rosso per poi approdare alla Terra Promessa , ossia alla costituzione del servizio nazionale di valutazione. La traversata del Mar Rosso fu pilotata in gran parte da Attilio Oliva e da Andrea Ichino, entrambi membri della commissione. Senza di loro il progetto "Valorizza"  di valutazione degli insegnanti non sarebbe giunto in porto. Ma la traversata fu più lunga e perigliosa di quanto supposto e della valutazione del sistema scolastico statale non se ne parlò mai. A questo punto sono uscito dalla commissione. La strategia messa in atto per giungere alla Terra Promessa mi era del tutto incomprensibile.

Ed ora siamo da capo. L'INVALSI che dovrebbe essere un pilastro del sistema nazionale di valutazione è senza presidente, nessuno sa bene quali debbano essere i suoi compiti, quale potrebbe essere il profilo del sistema nazionale di valutazione ; i pedagogisti sono pressoché assenti dalla scena, le università italiane a differenza di quelle tedesche non sono attrezzate per impostare valutazioni su vasta scala, le autorità scolastiche del MIUR avallano tutto quanto viene dal contesto internazionale senza disporre di nessun strumento critico non dico per guidare una contestazione delle prove internazionali, come per esempio i test sul "problem solving" ,  ma per lo meno per pilotare piste alternative di valutazioni empiriche. La cultura della valutazione nel contesto italiano  è carente a pressoché tutti i livelli e poche sono le esperienze italiane, se ci sono, di prove empiriche su vasta scala di valutazione degli studenti, delle scuole , degli insegnanti, dei dirigenti.









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