samedi 17 octobre 2020

L'assassinio di un prof in Francia

 Molta emozione e molta polemica qui in Francia per il vile assassinio di un prof di storia cinquantenne a Conflans Sainte Honorine nei pressi di Parigi. Aveva mostrato nel corso di una lezione, in una scuola media, le caricature di Maometto ri-pubblicate dal settimanale Charlie Hebdo. Un diciottenne ceceno l'ha "quasi" decapitato. Il prof è morto. anche il ceceno.  Dico "quasi" perché non ho informazioni più precise. Qui in Francia , a Parigi, i media parlano di decapitazione. Un tempo si uccidevano o si tentava di fare tacere  i prof che parlavano nelle classi di comunismo e di giustizia sociale. Erano accusati di essere comunisti anche se non lo erano. Adesso si uccidono o si tenta di farli tacere perché discutono se pubblicare o meno caricature di Maometto o se parlano di Islam. L'occasione non conta. Conta invece la reazione. Si vorrebbe proibire ai prof di esporre teorie opposte a quanto pensa una parte delle famiglie. I prof vengono messi con le spalle al muro, vengono intimiditi. Posso essere d'accordo o no con il metodo adottato dall'assassino. Non è quel che conta. Una famiglia ha reagito. Le famiglie fanno attenzione, più o meno, a quanto apprendono i figli a scuola. Si è molto discusso sul coinvolgimento delle famiglie nell'istruzione scolastica statale. In Francia si parla di laicità. In altri sistemi scolastici  di neutralità. La laicità non è la neutralità. Ma questa è una distinzione da professori di filosofia. I prof, nelle scuole primarie, nelle medie e nell'insegnamento secondario superiore, sono tutti molto isolati e se la devono cavare da soli. A meno che non siano aiutati e protetti  dal loro dirigente o dal loro preside  (uso termini italiani. In altri sistemi scolastici si usa dire direttore). Questo era il caso del prof assassinato . Il suo (La sua, nel caso specifico) preside lo proteggeva a fondo. E' stata molto coraggiosa.  In giuoco non era Maometto né le caricature. In gioco era la libertà di insegnamento, quella di andare controcorrente. Può succedere. E' la scuola che lo esige. Gli studenti sono giovani e pochi hanno voglia di prendere posizione contro l'insegnante che ha davanti un pubblico d'oro, fatto di quasi adulti che non votano e che gli insegnanti credono di influenzare. Illusioni. Non succede proprio così. Gi studenti , bambini o pre-adolescenti o adolescenti o quasi adulti parlano tra loro , discutono le opinioni dell'insegnante, sanno che si tratta di opinioni, tornano a casa loro. Talora raccontano tutto. Non succede in tutte le famiglie. Può capitare che i genitori non condividano le opinioni del docente e che decidano di reagire. Lo dicono ai figli, i figli lo sanno e sono in bilico tra il fare tacere i genitori, perché hanno paura per loro, sia che condividono le opinioni degli insegnanti sia che non le condividono e temono le reazioni dei genitori. Ci sono migliaia di soluzioni. In ballo è il progetto di società al quale aderisce il padre o la madre. Supponiamo che in famiglia  non si sia d'accordo con quanto espresso dall'insegnante e che lo si dica, lo si faccia sapere.  Ci sono mille modi per esprimere il proprio dissenso. l'assassinato ne è uno. Il peggiore per quel che mi riguarda. 

Tutto questo è successo anche a me, in epoca assai lontana, quando insegnavo. Erano gli anni 60 del secolo scorso, cioè circa sessant'anni fa. Mi si telefonava a notte fonda e una voce cavernosa mi diceva  al telefono :" Fa attenzione. Smettila. Se no uccido tuo figlio. Taglio la gola a tuo figlio". Poi appendeva. Avevo scoperto Marx, il comunismo e ero assai motivato, come credente,  dalla lotta contro la gerarchia ecclesiastica, segnatamente   quella cattolica, alleata con il capitalismo, cioè con i padroni locali. Anche in questo caso  si tratta di religione, di islam. Tantissimi secoli fa erano i cattolici o i protestanti che uccidevano chi dissentiva, chi non credeva. Oggi non succede più nelle società cristiane. Ci sono anni di lotta  alle spalle. Spero che non si faccia un amalgama tra credenti mussulmani e islamismo. Ma non si sa mai. Il cammino francese per arrivare alla pace religiosa è arduo. E' un cammino politico. In parte, soprattutto qui,  risale alla colonizzazione a quanto succedeva in Algeria. 

Credevo nella neutralità della scuola statale. Oggi non ci credo proprio più: la scuola non è neutra e non deve esserlo. Non può e non deve. A Conflans si è passati all'atto. Ignobile. E' successo l'immaginabile ( almeno per me). Un abbraccio alla famiglia del povero prof, alla comunità scolastica di Conflans e agli studenti  della scuola media colpita da un folle gesto ( non è folle purtroppo). 


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