mardi 20 octobre 2020

II passato scolastico e il futuro della scuola che non si gradisce

 

Qualche ora dopo l'imposizione del coprifuoco dalle 21 di sera alle 06:00 del mattino in alcune metropoli in Francia. Il provvedimento non è gradito ed è criticato: obbliga a cambiare abitudini radicate nella popolazione. Si calcola che concerne 20 milioni di persone all'incirca, ossia un terzo della popolazione. I numeri valgono quel che valgono ma rendono l'idea. Qui si tratta soprattutto dei ceti urbani.

Poco per volta il modo di vivere cambia: abitudini ancestrali vengono accantonate e si adottano, non senza reticenze e resistenze, nuove modalità di convivenza. Piaccia o non piaccia. E'  inevitabile. Esempi  se ne possono fare a iosa. Per prendere solo alcuni casi:  la scuola, il traffico, le comunicazioni. Ma si potrebbe aggiungere, sempre come esempi,  l'alimentazione, la circolazione stradale,  l'aviazione, la sanità, l'organizzazione sociale, l'alloggio, l'agricoltura, l'alimentazione, lo sport. Tutti i settori di vita sono in ballo:la democrazia, la rappresentanza politica, il ruolo dei partiti, dei sindacati, delle forze dell'ordine. Non si cambia alla stessa velocità nei vari campi ma il cambiamento lo si subisce.  Nasce una nuova società con  nuovi modi di vivere. La pandemia del COVID-19 l'annuncia. Pr questa ragione sconvolge.

C'è per me un identico legame, qualcosa che non cambia, per ora, tra tutti i settori del cambiamento: lo sfruttamento, la distinzione tra ricchi e poveri, tra privilegiati e non possidenti, la distinzione di classe sociale, tra élite che beneficiano di molte comodità e  schiere di poveracci che vivono male , che sono mal alloggiati, i dotati che riescono e i meno dotati che invece falliscono. Questa frattura non scompare ma anzi si accentua.


Prendiamo come esempio l'istruzione scolastica.


Gli insegnanti se ne rendono conto: per anni le famiglie sono state coccolate dalla scuola . Sembrava che non si potesse insegnare senza l'accordo dei genitori, senza il loro concorso. Poi il concetto di genitori è cambiato, la vita lo ha cambiato,  ed infine ci si è accorti che le famiglie impongono la propria concezione del mondo e tolgono alla scuola , agli insegnanti uno dei loro ruoli fondamentali , ossia la rottura con la tradizione, con il localismo, e l'apertura verso un mondo nuovo. La rottura con il passato andando a scuola, l'emancipazione dalle famiglie e dalla comunità locale, il salto dalla campagna alla grande città.  La mutazione rilevante a scuola la si vede nei programmi di geografia, storia, letteratura. Nozioni rilevanti sono state abbandonate in dieci , venti o trent'anni. Non si esalta quasi più la letteratura nazionale, gli autori che fan parte del patrimonio culturale della nazione. Oggigiorno non si insegna più come lo si faceva cinquant'anni fa. La letteratura nazionale è stata pressoché abbandonata, la memorizzazione dei picchi e dei fiumi che modellano il rilievo locale è stata messa al macero, la calligrafia è mutata ( in certi sistemi scolastici si è trascurato il corsivo pur scrivendo le stesse cose) , la storia non è più una successione di episodi gloriosi, il modo di disegnare è  un'altro. Non si disegnano più le casette come lo si faceva.  Non si disegnano più casette.  I valori privilegiati dalla scuola non sono più quelli di un tempo : nelle scuole odierne si parla di emozioni, di violenza e di aggressività, di convivenza, di esame di sé, di progettazione, d'inventività.  Si dà per scontato che non si farà più lo stesso mestiere per tutta la vita. Non succedeva più nemmeno decenni or sono. Le trasformazioni non sono improvvise. Le qualità da curare sono quindi altre. Tutto ciò  si dava per scontato  nella scuola d'un tempo oppure non si curava affatto. Si dice che gli insegnanti d'una volta avevano classi numerose (ho fatto una quinta elementare in una classe di 45 alunne/i) e che curavano anche l'educazione. Non è affatto vero. Curavano la disciplina, selezionavano. Non vorrei proprio tornare indietro e passare per esempio ore a pitturare cartine  geografiche  oppure a calcolare se lo scolo della vaschetta  è in grado di svuotarla mentre il rubinetto rimane aperto. Un problema classico nella scuola di sessant'anni fa.

Eppure la scuola non cambia. Ci sono sempre le lavagne, il cestino per la carta , la cattedra, i banchi, il gesso e lo strofinaccio, le aule, i banchi. Mutano i discorsi che si svolgono dentro le aule ( talora , ma non sempre). Muta quanto si valuta e si ritiene rilevante. Ossia cambiano i programmi scolastici ( che non si chiamano più così) , quel che si insegna , quel che si apprende a scuola. Muta il sapere scolastico. Resta però la selezione scolastica: i primi, i migliori, i più bravi, sono sempre gli stessi. Ogni tanto, qua e là , qualcosa cambia in materia di selezione. Ci sono personaggi che appaiono e che una volta non si sarebbero visti .  Si dimostra che qualità e uguaglianza vanno d'accordo e si incensano i sistemi scolastici che conseguono i migliori risultati da questo punto di vista.  La scuola così com'è non può non selezionare. Anche quella con i banchi non allineati. E' stata creata per questa ragione. Quindi per certi versi la scuola è la stessa di quella d'un tempo, simile a un vascello che ondeggia sul posto. Più è stabile più è riconoscibile, più le famiglie o una parte di esse è contenta. Laddove ci sono scuole, ce ne  si accorge subito. Una scuola è riconoscibile, non cambia per cinque o sei decenni forse anche di più. Non ci sono più palazzi scolastici maestosi ma le scuole sono sempre edifici particolari. Qualcosa la pandemia ha mutato. Non si sa bene quel che accadrà tra cinquant'anni nelle scuole e se si andrà ancora a scuola tra canto o duecento anni. La stragrande maggioranza dei docenti ha rifiutato fino ad alcuni mesi ors sono qualsiasi uso delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Poi di colpo alcuni mesi fa fu costretta a ravvedersi e a apprendere a servirsene. E' nata così la DAD ( Didattica a distanza) alla quale si contrappone la didattica presenziale. E qui tanto di dibattito sui vantaggi e svantaggi di una tendenza piuttosto che di un'altra. Ma miracolo ci fu: gli insegnanti hanno appreso in fretta durante la pandemia a servirsi delle nuove applicazioni ( talune provenienti, senza dirlo, dal settore privato) , hanno lavorato moltissimo e hanno usato , dove funzionano e dove ci sono, le nuove tecnologie per fare... la stessa cosa di prima. Le soluzioni miste ( insegnamento a distanza e insegnamento presenziale) hanno facilitato l'adattamento.Si è scoperto che non è poi tanto difficile interrogare a distanza e svolgere lezioni cattedratiche che un tempo si svolgevano in aula , erano presenziali, ma a distanza. Ma il verme è entrato nel frutto e ci vorranno anni fin che la mela marcia, ossia la scuola, cada. Questo succederà prima o dopo. Intanto si protesta contro i mega-concorsi, contro l'aumento delle fila dei precari o dei supplenti. Questo è un cerotto ( l'aumento dei precari) che cura il male odierno della scuola così com'è. In molti sistemi scolastici si è riusciti ad evitare questa soluzione.  Intanto si discetta sulla scuola che verrà. Ovunque ci sono più o meno brillanti specialisti di fantapedagogia che tratteggiano la scuola che verrà, la quale dipenderà, come sempre, dalla società nella quale è coinvolta. Saranno le mutazioni sociali che modificheranno la scuola e che renderanno attraente una soluzione piuttosto che un' altra, un discorso sul futuro della scuola più accettabile di un altro,  come è successo con quello sulla partecipazione delle famiglie, oppure quello sull'autonomia scolastica oppure quello sui tipi di  valutazione,  che sono in voga per il momento. Intanto si tira a campare e si cerca di tenere in piedi l'organizzazione scolastica che si è ereditata dal passato. Sembra difficile cambiare ma non è proprio così tanto difficile. Ci vuole talora, ogni tanto, una pandemia o una guerra  ma non è detto. Bastano le nuove  tecnologie che si infiltrano in maniera subdola ovunque e ovunque c'è chi ne sa approfittare. Un esempio lo sono gli "smartphone". Un decennio fa nessuno poteva immaginarne la divulgazione. Eppure oggigiorno sono dappertutto. Gli insegnanti hanno tentato di farne a meno, di rifiutarli,  ma quando la stragrande maggioranza degli alunni ne aveva di smartphone,  fu d'uopo arrendersi all'evidenza e apprendere, bene o male , a servirsene. La società funzionava con quelli. Si inventò la DAD. Il COVID-19 fece il resto e non sappiamo come finirà. Con il COVID-19 certe azioni si possono fare, altre no. Inutile inveire contro la dittatura imposta dal virus quando non si è d'accordo con le modalità sociali protettive adottate e imposte da chi comanda. Non si può parlare di dittatura. Il vocabolario di cui disponiamo non è adeguato. Il COVID-19  è un rivelatore della società di domani e dell'istruzione scolastica del futuro.

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