"La legge 107/2015 e le deleghe, le mutazioni di un sistema".
Ritorno sui miei passi. Faccio fatica a capire , poi a credere. L'espressione che mi colpisce è " mutazioni di un sistema". Magari, mi dico. Può anche darsi per chi è dentro questo sistema scolastico ( qui si parla chiaramente del sistema scolastico italiano), ma proprio non mi pare che ci sia una mutazione profonda di sistema. Non ho letto tutta l'ampia produzione stimolata dall'adozione della legge ma a prima vista mi sento proprio di dire che non si è affatto di fronte a una mutazione di sistema. A qualche ritocco, forse anche. A un restauro? Non mi sembra proprio. Il sistema scolastico italiano tratteggiato nella legge 107 non attira affatto l'attenzione, non propone nulla di esaltante, di coraggioso, di totalmente nuovo. Il sistema scolastico è tenuto in piedi cosi come è. Tutto rimane governato , ma questo è piuttosto un modo di dire, dal centro, ossia dal livello più elevato dell'apparato scolastico, ossia dal ministero dell'Istruzione Pubblica a Roma. Nessuna novità da questo punto di vista. Il Ministero resta quel che è, con le sue più o meno baldanzose Direzioni Generali. Le risorse finanziarie stanziate al sistema non aumentano . Restano quel che sono anche se ormai è ben noto che qualsiasi seria riforma costi, esige fondi. La formazione duale o l'alternanza scuola-lavoro per i minori e per gli studenti deboli non appare nemmeno all'orizzonte nonostante le tirate in favore dell'apprendistato. La durata della scuola dell'obbligo è ambigua . Si gioca da un lato con il diritto allo studio e dall'altro con l'obbligo scolastico e non si sa bene su che piede si sta quando se ne parla. L'edilizia scolastica è promossa a parole ma ci sono molte scuole con bagni fatiscenti oppure con un'orgia di computer ...ma in cantina perché non ci sono le prese elettriche per collegare tutti gli apparecchi. La didattica, nella terra di Montessori, resta prevalentemente orale con lezioni cattedratiche , ma si potrebbe continuare all'infinito. Vorrei solo accennare alle scuole in difficoltà delle periferie, delle borgate, del centro della Sardegna o della Sila. Di scuole in difficoltà ce ne sono ovunque, anche a Milano o in Valle d'Aosta. Non sono una prerogativa del Sud, ma il divario tra il Trentino e il Sud Italia sussiste e non è colpa né del Trentino né delle regioni del Sud, ancor che.... ma su questo punto dovrei informarmi meglio. La rendicontazione è una illusione, l'autonomia scolastica pure. I giochi di prestigio nei salotti e nei locali delle commissioni parlamentari sono invece di casa, ancorché in Parlamento è giusto che ci siano. Si fa finta. Si è molto abili da questo punto di vista. Finta di credere, ma magari c'è anche chi ci crede veramente. Il florilegio di dichiarazioni, di proclami, di allusioni, di citazioni dotte è impressionante ma quando i responsabili scolastici italiani vanno all'estero e si siedono attorno ai tavoli di discussione delle organizzazioni internazionali sono come pulcini bagnati, non aprono il becco, non capiscono di cosa si discuta. Peggio ancora, non hanno nessuna proposta nuova da mettere sul tavolo, da fare valere. Perché? Perché non c'è nulla, nulla di eccelso, nulla di originale. Eppure ci sarebbero molte cose da dire e non solo da fare per controbattere la scuola targata OCSE che ormai fa il bello e il brutto tempo sulla scena politica nonostante le resistenze degli insegnanti i quali capiscono bene che quel tipo di scuola non è una soluzione proponibile, che i problemi da trattare sono ben altri perché nelle scuole si vivono situazioni complicate, tensioni che il modello scolastico dominante non potrà né correggere né affrontare. I paesi latini trascinano i piedi, sono meno diligenti , sono più scettici ma dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Francia, dall'Italia e dalla Grecia non arrivano proposte di una scuola alternativa, magari più corta di quella attuale, magari impostata sul gioco, con attese , standard diversi. Il rumore, il borbottio che viene dalle scuole è pero`significativo. Si deve cambiare qualcosa: i curricoli sono stantii, gli studenti manifestano interessi che collimano sempre meno con quelli sperati o proposti dalla cultura scolastica generale, la domanda di istruzione scolastica da parte delle famiglie, delle aziende, delle comunità locali non solo è forte ma si esprime anche con critiche e denunce talora violente, esacerbate. Eppure si annaspa. Il sistema non evolve proprio. Purtroppo non muta molto. Si difende invece, e lo fa assai bene. Mi viene da dire che marcia sul posto, ma non è affatto vero. Un giudizio simile è errato e grossolano come lo dimostra appunto la legge 107.
Verissimo...e le nicchie innovative non riescono a contagiare in modo apprezzabile la "massa"...qualche ufficio regionale si impegna parecchio, ma i docenti non riescono a partecipare agli aggiornamenti con serenità, per le difficoltà ad ottenere permessi e le conseguenti ricadute del servizio sui colleghi, ecc...
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