dimanche 11 janvier 2015

Restaurare l'autorità

Non vado alla mega-manifestazione in corso oggi pomeriggio 11 gennaio a Parigi.  Sono allergico a questo genere di manipolazioni. Le mie emozioni, le mie riflessioni le vivo dentro di me. Non sono indifferente al massacro perpetrato in questi giorni a Parigi. Penso a tutti quelli che se ne sono andati, al dolore dei loro cari. Nessuno ne parla. Tutti gridano "Vive la France", "Vive la République". Hanno bisogno di questo: credere in una grandezza che non c'è più. Rifarsi una verginità. Ho amici insegnanti nelle scuole, nei licei francesi, e tutti ( tutte, perché sono tutte donne) mi hanno detto che il momento di commemorazione pubblica imposto dal governo (nelle scuole si è letto un messaggio del ministro dell'educazione e si è dovuto fare un minuto di silenzio) é stato durissimo e spesso contestato dai giovani.
Ho seguito alla TV di stato francese l'emissione sulla manifestazione in corso intercalata da interviste in piazza e da discussioni  tra politici e esperti in sala. Poco fa ho sentito dire dal direttore del "Nouvel Observateur", un settimanale della cosiddetta sinistra, che occorre restaurare l'autorità, che la gente in strada vuole questo. Son saltato in aria. Quale autorità, mi sono chiesto? Quella del Novecento, quella che ho conosciuto quando ero bambino e giovane ubbidiente, quella dell'Ottocento, quella che ha condotto interi popoli al massacro nel 1914 e poi nel 1939? A questo punto ho deciso di scrivere questa nota.
Certamente c' è anche un problema di autorità e le autorità ( bel bisticcio di parole) che ci governano non sono all'altezza. Parlo delle autorità politiche ( non dell'autorità dei padri, questo è un altro problema che mi supera), di quelle che sono elette, che hanno la responsabilità di dirigere gli stati democratici. Restaurare la loro autorità? Che bel regalo, che bel passo a ritroso. Non concordo con questa proposta. Il sistema democratico odierno deve inventare una forma di autorità politica diversa da quella elaborata dagli Ateniesi 500 anni a.c. e poi rimodellata, restaurata più volte, anzi talora perfino mandata al macero per risolvere le crisi sociali.
"Vivere assieme", lo slogan che si ripete in queste ore alla TV , che molti urlano nelle strade in questo momento e che si dibatte spesso nel mio ex-ambiente scolastico, non si risolve con il restauro dell'autorità, ma con l'invenzione di qualcosa di nuovo, di un nuovo tipo di autorità, di uno scenario politico e sociale e culturale diverso. Non so chi possa farlo. Forse una singola mente geniale, forse la collettività forgiata dalle nuove tecnologie della comunicazione, forse la degenerazione stessa dei sistemi democratici vigenti. So che non è nelle mie forze, nella mia capacità farlo, ma so anche che mentre me ne sto andando da questo mondo si dovrà fare qualcosa in questo senso.
 Penso alla società senza padri che celebravo nel 68 (il 1968) o giù di lì. Adesso so anche che una società deve avere dei padri ( o delle madri, poco importa), cioè che ci deve essere un'autorità, una competenza, una disciplina, un ordine per vivere assieme.  Ma quali? Questi sono bei concetti ma quale è la loro portata semantica? Non quella in vigore nel secolo scorso, celebrata per secoli. Il significante non muta, ma il significato è già un altro in molti settori. Si pensi alla famiglia, all'organizzazione del lavoro.
Adesso è il campo della politica che è sconvolto, che deve fare i conti con questa questione: conseguire autorevolezza. Non certo con le forze armate, con la polizia o l'esercito  nelle strade come succede in questo momento qui a Parigi o come è successo negli USA dopo l'11 settembre. L'uso della forza è una competenza dello stato, è indubbio, ma la forza da sola non basta. Nemmeno con migliaia di bandiere sventolate in piazza, negli stadi, davanti alle case per celebrare e condividere un'emozione. Questa strategia si è dimostrata fallimentare.
Non vedo da dove possa venire la risposta. In certi sistemi politici questa è stata demagogica, razzista, egoista, direi fascistoide, anti-illuministica. Ci sono forze politiche che l'hanno divulgata , che ne hanno fatto il proprio programma. Penso alla Lega in Italia, al Fronte Nazionale in Francia, a quel che succede ed è successo in questi ultimi anni nel mio paese d'origine, il Canton Ticino in Svizzera.

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