Altra bella scoperta dell'indagine PISA 2012: chi fa più compiti a casa, chi lavora a casa su quanto fatto a scuola, riesce meglio in matematica e ottiene punteggi migliori nel test di PISA sulla cultura matematica. E' quanto affermato nel blog dell'OCSE "educationtoday" dell'11 dicembre 2014 dall'editore in capo Marilyn Achiron.
Dunque i compiti vanno fatti ma il problema è che non tutti i quindicenni vivono in ambienti domestici dove si possono fare i compiti. Acheron e forse nelle analisi dei risultati PISA si propone di botto la soluzione. Presto detto: chi non può fare i compiti a casa li fa a scuola e poi spetta agli insegnanti convincere i genitori o le famiglie o i tutori che sarebbe bene far fare subito i compiti appena si rientra da scuola, prima di accendere la televisione oppure prima di giocare alla playstation oppure prima di uscire di casa o di scappare dagli appartamenti-tuguri per giocare con i compagni o con gli amici. Visione poetica ed angelica dell'OCSE. Bisognerebbe rendersi conto che gli insegnanti non hanno il tempo per andare a spiegare queste cose ai responsabili degli studenti e che soprattutto non sanno farlo.
In ogni modo non ci sono dubbi secondo il punteggio del test PISA: chi fa compiti di matematica a casa ha un vantaggio nel test PISA sulla cultura matematica di ben 6 mesi o più rispetto ai compagni quindicenni che invece non fanno i compiti. Resta sempre aperta la questione sullo scopo di PISA che non valuta quando si apprende a scuola. Ma questa è un'altra questione che non va scordata.
Ovviamente, la maggioranza degli alunni che non fanno compiti a casa provengono dai ceti sociali poveri e non da quelli benestanti. Da qui l'altra soluzione estremista che non ha mai funzionato fino ad ora: non dare più compiti da fare a casa. Tutti su un piede di uguaglianza. SI va a casa senza nulla.
Nel blog dell'OCSE si citano in esempio svariati sistemi scolastici asiatici ma non si dice nulla sulle lezioni private in voga in questi paese nel doposcuola, pagate da chi è ricco. Il fenomeno è stato ben studiato all'università di Hong-Kong e dall'IIEP (http://www.iiep.unesco.org/en/contact-213) dell'UNESCO.
Si potrebbe aggiungere che ci sono studenti delle classi medie e medio-alte che fanno un minimo di compiti, che giocano alla playstation quando arrivano a casa perché in casa non c'è nessuno, e che nondimeno riescono bene a scuola. Il problema qui non sono i compiti. La scuola li può assegnare ma i compiti si possono svolgere in quattro e quattr'otto, all'ultimo momento , prima di andare a letto, dopo cena. Il successo scolastico non si misura solo con i punteggi conseguiti nel test di cultura matematica, ma si consegue anche in altri modi. Ciò vuol dire che i migliori studenti non sono necessariamente quelli che fanno i compiti con diligenza.
Resta comunque il fatto che chi lavora a casa dopo scuola su quanto fatto a scuola riesce meglio e assimila meglio il sapere scolastico nonché i suoi addentellati che non i compagni che invece non fanno nulla appena usciti dalle lezioni. L'indagine PISA 2012 conferma con prove alla mano quanto il buon senso ha sempre fatto ritenere. Dunque altro punto fisso: non è il tempo dedicato ai compiti a casa che conta.
Per ulteriori informazioni si veda anche il bollettino PISA in Focus no.46 che esiste anche in francese e che è gratuito ( http://www.oecd-ilibrary.org/education/les-devoirs-entretiennent-ils-les-inegalites-en-matiere-d-education_5jxrhqhj9rjd-fr).
Chi vuole divertirsi può anche prendere in mano le analisi di PISA e fare confronti tra sistemi scolastici. Lo ha fatto il Corriere della Sera. Questo esercizio non vale proprio nulla perché non si conoscono le condizioni nelle quali i compiti a casa sono fatti e nemmeno il tempo reale dedicato dai quindicenni ai compiti. Non si scordi infine che nell'indagine PISA non si studiano i comportamenti degli studenti delle scuole primarie né quelli dei liceali. L'indagine PISA vale solo per un campione di quindicenni a scuola.
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire