samedi 18 janvier 2014

Scuole paritarie

Questo è un business tutto italiano come fa rilevare Paolo Latella dell'Istituto Tecnico economico di Lodi in un articolo pubblicato nel supplemento scuola dall'Indice dei Libri  del mese di dicembre 2013 . L'articolo è partigiano perché attacca le scuole paritarie senza produrre nessun confronto internazionale. Alla fine le scuole paritarie sono presentate come scuole private. Si mette nel sacco  tutto quanto non è statale e si denunciano privilegi e protezioni di cui fruiscono  le scuole private in Italia poiché  manca un presupposto minimo di serietà per certificarle e controllarle. Ma l'articolo inizia bene ed è appunto per questa ragione che ne parlo. Infatti propone una distinzione tra scuole private e quelle dette paritarie ( questo è un lessico tipicamente italiano)  che in Italia non sono che una parte delle scuole private . Ci sono tra l'altro  scuole paritarie private e scuole paritarie pubbliche.

Non tutta la parte iniziale dell'articolo è limpida. Infatti la confusione in Italia sulla classificazione delle scuole è massima e mi rendo conto che venti anni di lavoro internazionale per produrre indicatori internazionali comparabili tra loro sui servizi d'istruzione non sono serviti a gran che  se uno specialista come Latella si imbroglia nella classificazione. Tra l'altro non capisco come si possano classificare i Centri di formazione professionale regionali (i Cfp) tra le scuole paritarie. Di sicuro mi sfuggono dettagli che fanno la differenza e che un non-iniziato ignora.

A dire il vero la questione è complessa ovunque sul piano internazionale e la distinzione tra scuola private e scuole pubbliche (non solo statali) non è un'operazione semplice, già al livello dei nidi d'infanzia, poi a quello delle scuole per l'infanzia e su su fino all'università. Anche laddove la distinzione sembra chiara e netta tra istituti privati e istituti statali per esempio , se si esamina da vicino , nel dettaglio, l'impostazione di questi istituti ci si imbatte in grandi difficoltà a classificarle e costantemente ci si può chiedere : questo istituto è pubblico, è statale od è privato? Tralascio di parlare di paritarie che è un concetto usato solo in Italia. Quando agli inizi degli anni 90 del XX secolo l'OCSE ha iniziato a produrre l'insieme di indicatori internazionali comparati sull'istruzione ci si è subito scontrati con questo problema. Mancava e credo manchi tuttora un criterio di classificazione coerente, univoco, ossia non ambiguo, dei vari tipi di scuola. Come fa notare Latella all'inizio del suo articolo ci sono infatti vari tipi di scuole private e la frontiera tra scuola private, scuole pubbliche e scuole statali è piuttosto labile. Occorrerebbe un accordo internazionale per produrre definizioni precise che permettano classificazioni comparabili.

Nel corso dei primi anni di produzione dell'insieme di indicatori internazionali dell'istruzione prodotto  dall'OCSE si è proceduto un po' ad orecchio, ad occhio croce come si suol dire, fidandosi delle classificazioni che inviavano i responsabili delle statistiche dei diversi servizi scolastici. C'erano certamente errori negli indicatori finali perché le categorie di scuole inserite in un servizio scolastico non corrispondevano tra loro. Per esempio a Roma gli interlocutori del MIUR che fornivano le statistiche scolastiche all'OCSE non capivano le distinzioni, ma adesso, dopo tanti anni, ammetto che anch'io faccio fatica a capire le classificazioni italiane e l'articolo di Paolo Latella non mi aiuta molto. Mi resta il dubbio che le comparazioni internazionali sulla proporzione di scuole gestite dallo stato e scuole private  non siano corrette e non ho nessuna idea del margine di errore.

Ne parlo perché nei media italiani regolarmente si accusano le scuole private di essere responsabili della bassa media dei punteggi dei quindicenni nell'indagine PISA dell'OCSE sulle competenze e conoscenze. Mi sembra che la classificazione ambigua delle scuole private italiane non consente affatto di sostenere un' affermazione del genere.  Latella indica che gli studenti delle scuole  non statali paritarie in Italia sono frequentate da circa il 12 % degli studenti, diciamo grosso modo un decimo degli studenti  ma non precisa quali siano gli ordini di scuola presi in considerazione per addizionare il numero di studenti e per calcolare questa percentuale. Bisognerebbe inoltre sapere quale parte di questo 12% frequenta scuole paritarie primarie e scuole medie paritarie per analizzare con pertinenza i punteggi dell'indagine PISA che riguarda i quindicenni, sapere se i quindicenni che si trovano nelle scuole paritarie pubbliche hanno svolto tutta la loro scolarizzazione nelle scuola paritarie o meno.

La proporzione del 10% circa di studenti nelle scuole private (meglio, nelle scuole paritarie pubbliche) è identica a quella che si ha a Ginevra nel settore privato , ma a Ginevra le scuole private sono del tutto private (affermazione questa troppo "tranchante") perché in effetti non è proprio così. Alcune sono pubbliche  nel senso che lo Stato di Ginevra e altri stati ne riconoscono i diplomi, poiché le scuole accettano di essere ispezionate dalle autorità ginevrine , accettano di svolgere un programma simile a quello di un altro servizio scolastico statale , o quello ginevrino oppure quello francese o quello USA, oppure ammettono nel consiglio di amministrazione della scuola rappresentanti di altri servizi statali d'istruzione, ma queste scuole non sono paragonabili alle scuole paritarie italiane  che sono sì scuole private ma che sono anche scuole pubbliche. Sono simili. A Ginevra infatti molte scuole private sono sussidiate dalle organizzazioni internazionali, sia direttamente sia indirettamente quando si pagano le rette di iscrizione che le famiglie devono versare per iscrivere i figli in queste scuole. Dunque , queste scuole potrebbero essere tutte inserire nella stessa categoria, costruire un mega-insieme chiamato scuole private nel quale sono inclusi tutti i diversi tipi di scuole non statali, pubbliche o non pubbliche, sussidiate o non sussidiate, ispezionate o non ispezionate.

Personalmente ritengo private le scuole alternative, quelle che non ricevono nessun sussidio dallo stato, quelle nelle quali le rette d'iscrizione sono pagate dalle famiglie che non ricevono nessun aiuto finanziario, quelle che non sono ispezionate, che sono del tutto autonome,  che svolgono un proprio programma d'apprendimento, che sono del tutto diverse da quelle statali, che attuano metodi di insegnamento particolari, che propongono e offrono modalità di scolarizzazione peculiari . Queste scuole sono pochissime, fanno fatica a sopravvivere. Ce ne sono alcune. Le scuole statali , quasi ovunque , monopolizzano l'istruzione scolastica, impongono un curricolo scolastico rigido. Tra quest'insieme di scuole e quelle private-private esiste un "mare nostrum" confuso, più o meno esteso perché è difficile isolare le scuole puramente statali. La politica scolastica giuoca con queste realtà e la statistica scolastica è il più delle volte persa in questo mondo.

Aucun commentaire:

Enregistrer un commentaire