Ho per caso visto nel sito www.lanostrastoria.ch sei interviste a Alberto Lepori ( Video 1/8 – La giovinezza,Video 2/8 – Il partito , Video 3/8 – Il Consiglio di Stato, Video 4/8 – Il politico cristiano, Video 5/8 – Io sono europeista, Video 6/8 – La rivista “Dialoghi”, Video 7/8 – La politica oggi, Video 8/8 – La famiglia e la fede), personalità del piccolo mondo cantonticinese, ex-consigliere di Stato (5 persone in tutto e per tutto che costituiscono il governo ossia l'esecutivo del cantone) per il PPD ( Partito Popolare Democratico),avvocato, Massagnese, cresciuto in una casa in faccia alla mia, che ha compiuto nel 2020 90 anni e che ho incontrato alcuni anni fa alla festa organizzata per i 90 anni di mio padre, nato nel 1912.
Non mi associo alle lodi di Alberto Lepori scritte per i suoi 90 anni. Non perché non ne merita, le merita per ma perché sarebbe complicato parlare di lui, non è difficile tessere il suo elogio, scrivere un panegirico su di lui. Anch'io sono un Massagnese come lui. Da bambino, sono stato un aspirante della sezione San Maurizio di Azione Cattolica diretta allora da Alberto Lepori. Ho un'altra storia da raccontare. Lui abita a Massagno, io a Parigi, Abbiamo in comune un'infanzia passata nello stesso ambiente, un paese alla periferia di Lugano, prima che fosse sconvolto dalla modernità.
Dapprima alcune note biografiche tratte dal cappello introduttivo dell'intervista: Alberto Lepori è nato a Massagno il 3 novembre 1930. Figlio di Pierre e di Rina Cattaneo. È patrizio di Lopagno (Capriasca). Dopo le scuole elementari a Massagno, frequenta il ginnasio al collegio Don Bosco di Maroggia. Passa al liceo a Lugano e studia diritto a Berna, dove consegue il dottorato nel 1954. Attivo nei movimenti giovanili studenteschi (Lepontia) diventa consigliere comunale a Massagno nel 1956 fino al 1964 e dal 1976 al 1980. Municipale dal 1964 al 1968. Deputato in Gran Consiglio a due riprese dal 1959 al 1968 e dal 1983 al 1991. Consigliere di Stato dal 1968 al 1975.
Attivo come giornalista, dirige dal 1955 al 1959 (quando era giovanissimo) il periodico dei giovani conservatori “Il Guardista” e dal 1965 al 1968 il quotidiano “Popolo e libertà”, organo del partito conservatore ed è stato redattore dal 1968 in poi della rivista bimestrale “Dialoghi”. rivista religiosa. Ha collaborato con numerosi giornali e riviste, in Svizzera e in Italia.
Lo zio Giuseppe Lepori (1902-1968) è stato Consigliere federale, cioè membro dell'esecutivo elvetico, il governo federale , che è di soli 7 membri, dal 1954 al 1959.Alberto Lepori è sempre stato un cattolico militante.
Ho conosciuto Pierre , il padre, Rina, la madre, le sorelle e i fratelli. Mio padre, che aveva lo stesso suo nome (si chiamava anche lui Alberto), fu pure attivo come Alberto Lepori nell'Azione Cattolica , e si è scontrato con lui , Mio padre , negli anni 50, era amico dei preti vicini ai vescovi dell'epoca (Jelmini e Togni) e della redazione del giornale cattolico, il Giornale del Popolo. I cattolici volevano allora occupare il terreno politico e nel primo dopo-guerra i dirigenti cattolici del Cantone avevano tentato di rinvigorire l'Azione Cattolica e di creare un nuovo tipo di associazionismo cattolico. Da qui lo scontro con Alberto Lepori che era rimasto, più o meno, nel solco tradizionale dell'azione cattolica che tentava a modo suo di modernizzare con la rivista "Dialoghi". Poi il vento è cambiato e fu Alberto Lepori ad essere a sua volta vicino ai vescovi che son venuti dopo Jelmini e Togni, in particolare a Grampa e a Corecco (quest'ultimo molto vicino al movimento "Comunione e Liberazione" e al suo fondatore, il Milanese Don Giussani) , alla curia e al giornale dei cattolici ticinesi , ora scomparso. Così Alberto Lepori e la rivista "Dialoghi", che non ho seguito e di cui ignoro tutto, ebbero per anni le mani libere perché la curia vescovile dell' epoca sua era molto più tollerante di quella che la precedette nel primo dopo-guerra. Il concilio Vaticano II era passato da lì.
Mi sono chiesto come mai queste sei interviste ora, quale fu la ragione di questa scelta in questo momento, come mai Alberto Lepori ha accettato di raccontare la sua storia personale proprio ora? La sua non è una vicenda personale; è la storia del cattolicesimo politico nel Ticino e del suo fallimento. Alberto Lepori ne è un esponente ed è forse consapevole di questa tendenza. Per essere più precisi, della sua crescita e della sua scomparsa. Mio padre e lui sono stati gli alfieri laici di questa storia. Mio padre ha creato la sezione scaut Tre Pini di Massagno, spinto da mia madre, nonché la sezione di ginnastica SAM che esistono tuttora e che allora riempirono un vuoto massagnese ricordato da Alberto Lepori che aveva gestito il circolo San Maurizio di aspiranti di Azione Cattolica di Massagno. A Massagno nell'immediato doguerra c'era solo quello. Mi ricordo che, piccolino, si andava a casa di Alberto, di tanto in tanto (mi bastava attraversare la strada, la via San Gottardo, molto meno pericolosa di ora perché non c'erano così tante automobili come adesso) e che nel 1947 o nel 1948 avevo concorso a una gara indetta da Alberto Lepori e che consisteva a presentare un diario estivo. La premiazione avvenne dai Lepori. Insomma si tentava allora di lanciare o salvare l'Azione Cattolica ticinese. Mio padre era stato scelto con l'incarico di creare nuovi indirizzi dell'Azione cattolica - lo scoutismo (l'AEC ossia l'Associazione Esploratori Cattolici e la SAM affiliata all'ASTI, Associazione sportiva cattolica ticinese ) . Lepori seguì invece un'altra strada, più tradizionalista, più vicino alla Chiesa, alla sua potenza istituzionale, alle sue vicende, ai suoi tormenti.
Lepori non è mai stato un politicante: non sapeva o non ha mai voluto condurre una campagna elettorale: ha fatto una carriera politica e ha approfittato di un vuoto lasciato da altri. E' stato proposto come municipale a Massagno poi a quello di consigliere di stato, poi a direttore di un giornale perché non c'erano candidati in grado di essere in concorrenza con lui. E' un giornalista più che un politico e ha diretto due giornali moribondi ora scomparsi ( il quotidiano "Popolo e Libertà", organo del PPD , nonché "Il Guardista" organo dei Giovani conservatori). Parla nell'intervista, con nostalgia, di "Dialoghi", una rivista che ha più di 50 anni, lui che ne fu uno dei fondatori nel lontano 1954, quando non aveva ancora finito gli studi universitari di legge a Berna. All'inizio ha optato per l'azione cattolica poi si è dato alla vita politica, e per finire è tornato all'azione cattolica anzi ai problemi della Chiesa cattolica contemporanea che sono trattati, me lo auguro, in "Dialoghi". Semplifico assai una carriera localmente brillante ma non splendida, non riuscita. Certamente Alberto Lepori è intelligente e capace, ma non è abile e furbo. Non è , lo ripeto, una personalità politica locale; La sua fu una carriera apparentemente politica, ma lui non fu quasi mai un politico. Ha approfittato della Chiesa cattolica ; è un credente, che non crede nei riti celebrati per il popolo di Dio o di quella parte della società che è chiamata così all'interno del cattolicesimo. Avrebbe dovuto essere il l'alfiere di un trionfo, quello del cattolicesimo politico invece fu il portabandiera di una sconfitta. A Massagno non è stato in grado o non ha voluto prendere in mano il partito PPD che aveva la maggioranza assoluta nel paese e per finire ha fatto il giornalista: redattore-capo del quotidiano del PPD "Popolo e Libertà"dopo il periodo al Consiglio di stato (l'esecutivo) e poi collaboratore ( ma soltanto collaboratore) della rivista cattolica "Dialoghi" a cui dedica un'intervista intera (la sesta). Pur avendo studiato a Berna e insegnato a Friborgo (Svizzera), un'università cattolica, non è diventato un uomo politico elvetico, non è stato un fanatico elvetista, questo a suo merito, non ha fatto carriera nell'esercito, come è d'uopo per la maggioranza delle personalità politiche cattoliche oltre Gottardo, ma è rimasto un cattolico fervente, aperto, illuminato. Lo si sente quando nell'intervista parla del PPD e del cristiano in politica. Annaspa però , non approfondisce il tema del partito, non cita Don Sturzo, il fondatore in Italia della Democrazia Cristiana, il partito dei cattolici, che ha governato in Italia dal 1948 fin verso il 1980, si rifugia dietro al primo consigliere federale cattolico elvetico alla fine degli anni 90 dell'Ottocento, disquisisce sul papa Leone XIII e sulla sua enciclica "Rerum Novarum", che resta il suo breviario e accenna solo, forse per mancanza di tempo, ai cristiano-sociali degli anni 20 e 30 del secolo scorso, all'esperienza dei preti operai in Francia. Si è schierato dalla parte dove lui immaginava fosse il bello, il santo, il pulito, mentre il brutto, lo sporco, il compromesso non l'ha mai accettato, lo ha rifiutato. Ha condannato la Lega di estrema destra nel Ticino. La truculenza verbale della Lega non gli andava, ma in quanto cattolico convinto ha a lungo sperato nella rinascita del PPD ovverosia del partito conservatore come si diceva un tempo e dove è rimasto, dove é stato riconosciuto come meritevole per fare carriera.
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