Questa è una faccenda francese, ma appena lo dico subito ne dubito. Credo non sia affatto così: quel che è successo in Algeria non è una faccenda locale. Come disse Frantz Fanon, il vate dell'anti-colonialismo, la guerra d'Algeria fu una lotta spietata d'indipendenza contro gli stati coloniali. Non ne sapevo nulla di tutto ciò a quindici anni ma in prima o seconda magistrale cioè nel 1955 e1956 mi intrigava assai quanto succedeva in Algeria e da solo leggevo ogni settimana "Le Figaro", il giornale che allora non sapevo essere di destra, ma a quei tempi io lo ero, e che riferiva degli scontri in atto in Algeria, delle battaglie in corso . Forse mi interessavano gli scontri , i mortali trabocchetti, le reazioni dei padroni governanti. Non lo so. Nessuno nella classe di soli maschi nella quale mi trovavo si occupava di quanto accadeva in Algeria dove la guerra d'indipendenza era iniziata nel 1994 ( In effetti l'indipendenza dell'Algeria era iniziata ben prima come riferisce Edgar Morin nel libro delle sue memorie); I compagni si interessavano sopratutto della bomba atomica e di fisica nucleare , il che non era affatto mal, ma dopotutto questo era un soggetto alla moda, mentre nessuno si azzardava a seguire il conflitto algerino. Ogni mercoledì, ad inizio del pomeriggio ( si era liberi dalle lezioni il mercoledì pomeriggio) si organizzava in classe una specie di "Lascia o Raddoppia", il gioco televisivo della RAI condotto da Mike Buongiorno, seguitissimo da tutti. Le nostre domande vertevano sulla fisica nucleare. Mi ricordo del compagno che aveva vinto, un Pellegrini di Lugano. Dopo il gioco filavo a comperarmi "Le Figaro" alla libreria Romerio sita ,ancora adesso lo è, all'inizio o alla fine, dipende da che parte lo so si sia, di Piazza Grande a Locarno.
Non ricordo affatto cosa ne pensavo della guerra d'Algeria e cosa mi intrigava così tanto . Ricordo solo che ritagliavo gli articoli del Figaro, che non ho più ritrovato, mentre ho tenuto molte altre cose di quegli anni. Nessun professore, non solo di francese, mi guidò allora e mi fece leggere testi che mi permettessero di inquadrare quanto avveniva. Non so nemmeno cosa si dicesse in Italia allora dell'Algeria. Però i pochissimi militanti ( nella scuola ce n'erano pochissimi) andavano a Bellinzona, la capitale del Canton Ticino, alle sfilate contro la guerra nel Viet Nam. Non ci sono mai andato. Mi infastidivano, allora, queste proteste stradali.
Forse, della mia passione per la guerra in Algeria non ne avevo parlato con nessuno, ma non credo che essa fosse talmente segreta perché ricordo di avere svolto una esposizione sull'argomento in classe durante un'ora di francese , che era la lingua straniera obbligatoria che si studiava allora. Fu proprio durante quell'esposizione che mi sono ribellato alla classe che mi sfotteva a vive voce con il soprannome "Tasc". Molti , tra i compagni, sapevano che leggevo Le Figaro in francese e che avevo questa passione ma anche questa peculiarità era inserita tra le mie stranezze e soprattutto nella mia forsennata ambizione di essere un bravo studente, se non il migliore della classe. Ero un "Tasc" e la guerra d'Algeria finiva lì dentro. Non l'ho mai detto ai miei, a casa. Non ne sapevano nulla. Adesso mi viene il dubbio che quell'interesse per l'Algeria fosse un fuga, un modo per scappare di casa, per fare qualcosa di mio.
Sto leggendo il libro di Raphaëlle Branche: "Papa, qu'as-tu fait en Algérie?". Un librone di più di 500 pagine, scritto bene, che solo parzialmente spiega il silenzio francese sulla guerra d'Algeria, perché quella fu una guerra. I Francesi non capirono che una guerriglia si perde sempre . Lo capì De Gaulle.Ne fecero anche le spese gli Statunitensi nel Vietnam. A un certo punto del libro, i soldati di leva mandati in Algeria non capiscono più nulla, no tortura e uccidono pur di salvare le propria pelle.Molti si ubriacano. Branche descrive proprio bene questa immersione nella follia. Anche in Algeria fu guerra , anzi una guerriglia, una lotta partigiana per l'indipendenza. L'esercito francese la perse. I Francesi torturano e uccisero per salvarsi e l'Algeria alla fine divenne indipendente. Questo fu il genio di De Gaulle. Smise la guerra combattuta in gran parte da soldati di leva e disse ai Francesi di cessare. Poteva andare diversamente? Forse. Nel libro, Branche collega le reazioni francesi a quelle del 39-45 e a quelle del 14-18, ai padri dei soldati in Algeria, ai nonni, e alle loro famiglie. Vi si spiega la difficoltà delle autorità ad ammettere ufficialmente che si faceva in Algeria una guerra vera. I soldati di leva vennero dopo parecchi tentennamenti riconosciuti come combattenti ( quindi con un diritto ad una pensione) , e si spiega anche, in pagine assai belle, il ritardo della psichiatria francese rispetto a quella statunitense nello spiegare i turbamenti causati nei combattenti. Gran parte dei Francesi furono mal curati perché non solo mancavano le attrezzature ma perché le spiegazioni della medicina erano carenti. Branche spara sui governi francesi di allora. C'è di che.
Per anni, in Provenza, ho frequentato un vicino, decesso nel dicembre 2019, che aveva effettuato il servizio di leva in Algeria. Non l'ho mai interrogato su quel periodo. Adesso avrei molte domande da porgli ma lui non c'è più. Parlava molto raramente del suo soggiorno in Algeria, anzi non ne parlava affatto. Mi disse soltanto che una volta all'anno andava a Carpentras ad un incontro di vecchi combattenti. Era un incontro di vecchioni, così parlava. I membri del gruppo decedevano uno dopo l'altro ormai. Gli ex-combattenti sparivano sistematicamente. Ridacchiava raccontando questo. Ma anche lui non diceva nulla sul suo soggiorno in Algeria. Eppure Branche dice , a ragione, che nessuno è uscito indenne da quella esperienza.
Poco tempo fa ho accennato in una conversazione alla madre di mia nuora che aveva sposato un Francese d'Algeria, un pied noir, che De Gaulle era stato un genio a porre fine alla guerra d'Algeria . Lei reagì vivacemente commentando la mia dichiarazione dicendo che forse si sarebbe dovuto potuto fare diversamente. Sono rimasto di stucco e non ho reagito. Certamente si sarebbe potuto , ma la lotta per l'indipendenza e le battaglie anti-coloniali mi sembrano oggigiorno talmente ovvie che non riesco proprio ad immaginare come lo Stato francese avrebbe potuto agire diversamente da come De Gaulle ha fatto, cioè sospendendo la guerra e avviando una trattava con gli Algerini sfociata per finire negli accordi di Evian che davano l'indipendenza all'Algeria.
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