Dopo il mio ultimo post del 29 febbraio ne sono successe di cotte e di crude. Scrivo il primo giorno giorno dell'uscita in Francia dal confinamento. Gli ospedali di certe regioni francesi sono stati sobbarcati di malati e di morti. Noi siamo stati rinchiusi in casa a Parigi. Non si è capito molto della pandemia. Nemmeno i medici l'hanno capita. Dopo ore e ore di emissioni sui media e dopo paginate sui giornali ho capito per esempio che devo fare attenzione e che devo controllarmi assai perché la faccenda è seria. Ciò non è gran che. Si muore di Covid-19. Ho capito inoltre che non se ne sa molto di questo virus. Si scoprono ogni tanto , assai spesso, sue caratteristiche inedite. Nemmeno gli esperti, i medici , anzi i virologi, lo conoscono e ne prevedono gli effetti. Si sa che circola, che occorre diffidare. Poi infine ho capito che in Francia , come in Italia del resto e forse anche altrove, non si era preparati a questo "casino". Mancavano le attrezzature necessarie per fronteggiare la pandemia che è stata all'inizio presa sotto gamba. Noi tutti eravamo impreparati a questa situazione. Il resto sono chiacchiere, almeno per me. Si è fatta una distinzione, corretta del resto, più o meno netta, tra esperti da un lato e politici dall'altro. Sono i politici che decidono cosa fare, come fare. E' la classe politica che decide, non gli specialisti, non i medici. Tocca alla classe politica governare un paese e dire a 10 , 50 o 7O milioni di persone che devono stare in casa, come devono vestirsi, dove é possibile andare, a che ora uscire in strada, quali gesti compiere. Non è facile ottenere che tutti ubbidiscano e rispettino le regole emanate. C'è un'opposizione che critica. Le modalità di governo della pandemia sono davanti a tutti. Non so se la contestazione dei comandanti dell'esercito e della classe politica fosse in tempo di conflitto bellico virulenta come le critiche attuali Per esempio la vicenda della maschere che non c'erano più oppure dei tagli agli ospedali. Ci si è accorti di colpo che si è fatto un errore madornale nella gestione della sanità e che su certi temi non si può risparmiare, oppure non spendere. Stessa cosa per le medicine , i tipi di medicine, il materiale per i test e i vaccini. Fare capire a milioni di persone che i vaccini non si improvvisano, che i laboratori di biologia non trovano dall'oggi al domani l'antidoto su misura per frenare la pandemia è sovente di per sé un'operazione ardua. Stessa cosa per l'istruzione scolastica. Fino a poco tempo fa la maggioranza dei docenti rifiutava la nuove tecnologie dell'informazione, non se ne serviva per l'insegnamento, la contestava. Prima l'umano si diceva e nella scuola l'umano conta. Poi di colpo gli insegnanti sono stati costretti a servirsi delle nuove tecnologie ma non la maggioranza che non era affatto preparata a farlo. Decenni di indugi e sperimentazioni sull'uso delle nuove tecnologie nella scuola non sono servite a gran che. Si è imposto dal giorno all'indomani agli insegnanti di usare le nuove tecnologie anche se non erano pronti a farlo, anche se gli alunni non erano disposti a seguirli. Si è scoperto che forse si può insegnare in modo diverso, che la didattica, un termine in voga in Italia ma non più altrove, forse cambia. E' successa la stessa cosa con il numero di alunni per classe. Per anni si è proclamato che un basso numero di alunni per classe, ossia classi piccole, poco numerose, fosse la panacea dell'insegnamento ma non si è fatto quasi nulla per abbassare questa proporzione. Innumerevoli indagini scientifiche hanno dimostrato che solo una bassa, molto bassa, proporzione di alunni è efficace, ossia serve a migliorare gli apprendimenti e a rendere tollerabile il clima in classe. Si sa che gli insegnanti non modificano il loro stile di insegnare se le classi non sono piccolissime. Diminuire la media di allievi per classe di una o due unità ( unità qui significa allievi, persone, ma il termine molto in uso non mi piace affatto) non serve a gran che. Poi di colpo si scopre che invece di insegnare a 30 alunni per classi si può, si deve insegnare a 15 e le stesse autorità scolastiche che pochi mesi fa rifiutavano di ridurre la media degli allievi per classe adesso impongono il dimezzamento delle classi. Di colpo il numero degli allievi tollerati nelle classi diminuisce della metà.
In ogni modo ci sono molti segnali che annunciano grandi mutazioni nel modo di vivere, di organizzare la vita in comune, di spostarsi, di prevedere le vacanze, di lavorare. Il cambiamento può succedere: diminuzione del traffico automobilistico, fine dei supermercati, trionfo dei servizi a domicilio, trasformazione del lavoro, diminuzione dei posti di lavoro industriali, modifica dell'istruzione scolastica, trasformazione dei sindacati, riduzione degli spostamenti a basso prezzo . Ma il cambiamento potrebbe anche non accadere. Ci vorranno anni, forse decenni per vedere trionfare l'IA (Intelligenza artificiale) come dice Harari. Intanto si inizia a riconoscere nella folla, in strada, il nostro viso; poi i nostri gusti musicali, le nostre letture; si scopre anche cosa votiamo, si compilano liste elettorali, che si vendono, poi si tracciano i portatori di Covid-19 che si incrociano in strada. Ben poco resta segreto, privato. Una nuova società sta nascendo e i cambiamenti indotti dalla pandemia hanno permesso di fare saltare alcune barriere o di accelerare trasformazioni ritenute impossibili. Si governa diversamente e i governi hanno preso la palla al balzo per gestire il governo della società in modo conforme alla IA la quale offre nuove opportunità, non solo di guadagno, ma di governo. Non si è più nelle società neoliberali.
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