dimanche 17 mars 2019

I Campi Elisi a fuoco e fiamme

Il 18esimo sabato di manifestazione ai Campi Elisi. Tutto è stato  distrutto. Non sono ancora passato da lì,  ma una rete televisiva trasmette in diretta dai Campi Elisi le manifestazioni e si riconosce assai facilmente il percorso  filmato.   Si vedono le insegne dei negozi di lusso e delle banche, le terrazze dei ristoranti saccheggiate. Si passeggia per immagini. Fa strano questa mediazione visiva. Non è più necessario andare fisicamente in un posto per rendersi conto di quanto successo. Potenza delle immagini, della società dello spettacolo.

Il potere politico è in crisi? Lo Stato cede ? E' la fine dello Stato come annunciato anni fa dallo storico Eric Hobsbawn? La polizia è ovunque. Ovviamente le telecamere sono dietro ai poliziotti . I gendarmi  si vedono di schiena. Il presidente Macron intanto è nei Pirenei a sciare. Immagini radiose provengono da laggiù. Oggi, domenica, si scopre che alcune fotografie sono false e sono state scattate lo scorso anno. Ancora immagini. Indignano ? Taluni si sono indignati. Come mai il presidente non è presente a Parigi, come mai tace e non si fa vedere nei luoghi della contestazione?

Le immagini presidenziali hanno un doppio senso: da un lato il presidente, ossia il capo dello Stato, ritiene che non c'è nulla di grave. Questa è l'interpretazione dei nostalgici della monarchia assoluta illuminata. Il Capo non c'è, dunque non è grave.  La polizia fa il suo mestiere sul posto: picchia e spegne gli incendi. Nel sistema amministrativo-politico francese il presidente lascia l'incombenza di farsi vedere al primo ministro. Quando è in profondo disaccordo con il primo ministro, lo licenzia. Non è il caso fin qui. Macro innova, è moderno si dice. Non litiga con il primo ministro. Il presidente- monarca lascia  fare. Non si vede. Non sta nel palazzo della Repubblica-monarchia,  ossia all'Eliseo, dove sabato  mattina presto , ossia verso le 7 , parecchie persone con il gilet giallo  lo aspettavano in strada. Avrebbero tentato di entrare nel palazzo del presidente e speravano  di prendere il presidente. Lui era però nei Pirenei. Da lì alcune immagini del presidente sorridente mentre i Campi Elisi bruciavano. Ancora una volta la realtà costruita con le raffigurazioni e di fronte a quella la realtà delle urla, degli scoppi, del fumo, delle sirene dei pompieri e dei lacrimogeni.

La violenza degli agitatori ( si parla di 1500) persone  è stata tale da indignare la Francia. Anche l'assenza manipolata del presidente ha indignato una frangia dei Francesi.  Dall'altro lato la paura dello Stato in pericolo. Questo è quanto teme una parte della popolazione.  Forse è proprio quanto voleva il presidente: suscitare indignazione, sconforto con la trasmissione delle immagini e con i commenti dei media. Difficile dire se questa era la sua strategia, ma non si sa mai.  Si vedrà come andrà al 19esimo  sabato, ossia il prossimo sabato. Intanto il numero dei "gilets jaunes" che manifestano in tutta la Francia, cala.  E' ora di smettere: questo è il messaggio che il presidente intende inviare ai "gilets jaunes". Molti dalla sua parte lo dicono. Per farlo si appoggiano su un'opinione pubblica preoccupata dalle immagini trasmesse dai media o dai "reportage" delle emittenti radiofoniche. Ci si rende conto che c'è qualcosa che non va e allora si corre ai riapri. Si fomentano paure e tensioni. Si dice a una parte della popolazione che si rischia di perdere tutto. Poco importa se una parte dell'opinione pubblica ha già perso tutto o quanto non ha mai posseduto e vive male. La Repubblica, lo stato, l'economia, non hanno bisogno di questa violenza, è quanto si proclama o è quanto affermano i cosiddetti benpensanti cioè coloro che hanno qualcosa. Del resto il presidente non poteva dire altro. Forse il suo messaggio passa. Adesso l'indignazione contro le distruzioni cresce. Forse , si dice, la strategia utilizzata mirava proprio a questo. Ce ne volevano molte di distruzioni. E' il tema alla moda nei media i quali fanno e rifanno i conti dei negozi e dei ristoranti saccheggiati. Del restio tutti hanno visto. Ma non è detto che l' annuncio presidenziale sia sufficiente se la crisi è politica e se si ha a che fare  non con  una mera protesta che si governa con una certa dose di furbizia e una sfrontata tecnica di potere per pilotare l'opinione pubblica.

I "gilets jaunes",  da par loro, hanno sollevato un grosso tema: la crisi dello stato contemporaneo. Adesso si vede che lo Stato non è in grado di gestire una crisi che minaccia l'ordine costituito e che lo Stato , il Leviatano di Hobbes come lo si chiama anche nei libri di Harari, per esempio in "Homo deus", dovrebbe proteggere con l'uso della forza  ( che è anche violenza). Questa è una vecchia storia. Lo Stato ha la forza, la applica in modo visibile. La polizia usa infatti cosiddette "armi difensive" , si serve di cannoni a acqua, ma non riesce a tenere a bada gli "ingovernabili"( così i violenti come sono stati definiti da un rappresentante di un sindacato di poliziotti), cioè quelli che contestano il capitalismo, la società di libero  mercato, lo stato, l'autorità che detiene il potere, il liberismo economico, il sistema bancario, il  lusso dei ricchi. Penso a un secolo e più fa. Gli anarchici eseguivano attentati e uccidevano i re.

Gli ingovernabili , gli anarchici, i "blake blocs", hanno una tecnica di guerriglia, sfidano le forze dell'ordine, picchiano e distruggono anche loro, provocano, si servono molto bene dei media, hanno una strategia urbana. Ci sono politici dalla loro parte, che soffiano sul fuoco. Una parte della popolazione li difende, dice di comprenderli. Alcuni "gilets jaunes" applaudono . I "blake blocs" effettuano  un brutto lavoro per gli altri.

Alcuni capiscono che si è in una crisi di governabilità della società. Forse Macron non se lo aspettava quando ha vinto le elezioni presidenziali, quando ha rotto con l'ex-presidente socialista François Hollande. Adesso tocca proprio a Macron gestire il cambiamento. Forse tenta di capire. Per questo tace. Questa è una interpretazione benigna. Sarebbe una buona cosa se capisse ma anche lui ha giuocato con il fuoco. Non si cambia facilmente il modo di governare una società né tantomeno una società complessa come la Francia, non si gestisce in quattro e quattr'otto una rivoluzione economica e sociale che genera disagio e  malessere. Macron ha tentato di ritoccare qualche aspetto dell'impianto francese, di ammodernare lo Stato francese e per riflesso anche l'Unione Europea ma l'insieme è come un castello di carta. Se si sposta una carta tutto crolla. E' quanto forse sta succedendo.

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