samedi 2 février 2019

La protesta non è finita in Francia

Contrariamente a quanto ho scritto  alcune settimane fa le manifestazioni dei "gilets jaunes" non sono finite. Oggi, 2 febbraio, c'è stato il XII episodio di questa protesta. Ogni sabato si protesta, c'è chi sfila in strada, alla fine i "casseurs " scendono in campo , la polizia interviene , gli scontri si ripetono.

Oggi si è cambiato  tema: al centro delle proteste non c'è più il carovita o il prezzo degli idrocarburi ma  ci sono le violenze della polizia francese, che  ha picchiato a più non posso , che ha sparato moltissimo con armi speciali, si dice in maniera indiscriminata su  manifestanti sedicenti tranquilli e su manifestanti violenti. La  polizia  si giustifica: spara per  impedire le distruzioni dei "casseurs".  Il dibattito odierno verte sulle armi utilizzate dalla polizia. Più nessuno parla delle violenze dei blake blocs che bruciano auto, arredi stradali, che saccheggiano negozi, li svuotano, che sventrano ristoranti. La polizia attaccata si difende da par suo, i manifestanti protestano contro tutto  e i blake blocs saccheggiano a piacimento quanto si presta. Più la polizia è violenta più i manifestanti lo sono.

La libertà di manifestare in strada è al centro della protesta. Si difende questa libertà, sacrosanta nei sistemi politici democratici. Per uno come me cresciuto in un sistema politico diverso la faccenda è strana; nel sistema politico elvetico si protesta in altro modo e non si giunge agli eccessi  ai quali si è giunti in Francia, anche se i capitalisti locali sono egoisti, pretenziosi come ovunque. Personalmente ritengo che il popolo elvetico  è assai succube per non dire addormentato. Per protestare dispone della cosiddetta democrazia diretta che non è sufficiente.  Faccio però fatica a capire quel che succede adesso attorno a me in Francia. La polizia è quello che è. I poliziotti sono anche il popolo. Si difendono  e poi contrattaccano. Picchiano , fanno paura. Sono armati. I manifestanti sono infiltrati in parte dai blake blocs  e in parte si difendono anche loro, diventano violenti quando non riescono a fare sentire le proprie rivendicazioni.

Provocazione contro provocazione. Non tutti sono violenti distruttori. Non tutti cercano lo scontro. Ma ce ne sono anche di quelli che nella foga si lasciano prendere e trascinare dai violenti, dai più aggressivi. Stessa cosa nella polizia che ubbidisce agli ordini che riceve.  In ogni modo adesso ci sono documenti a iosa che permettono di contare i colpi sparati nelle manifestazioni, di mettere in evidenza le ferite provocate, di mostrare o mascherare le distruzioni di monumenti, di negozi. Non si tratta di appropriazione indebita. Non è più lo scontro tra capitalismo, quello incrustato nelle leggi e nei regolamenti delle maggioranze politiche borghesi come si diceva un  tempo e il dissenso sociale, la difesa di un altro ordine, la promozione della giustizia, la lotta contro lo sfruttamento e le disuguaglianze. Lo scontro adesso è piacere della distruzione. Almeno per molti.

Cosa fare in Francia? Non saprei. L'elettorato è molto diviso. Il potere usa tutte le armi per difendersi ; il contropotere è a sua volta diviso . Non basta scendere in strada, urlare, protestare. Una parte considerevole della ricchezza nazionale è utilizzata per la protezione sociale. Si può ritenere che la Francia è una delle società europee che spende maggiormente per i poveri, ma la povertà esiste, è palpabile e  i ricchi sono sempre più ricchi. Qualcosa non funziona in questa società.  Basta aspettare che la protesta si plachi? No di certo, si deve fare qualcosa, qualcosa di intelligente, di confacente, di giusto. Ancora una volta pongo la stessa domanda. Cosa?

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