mardi 31 octobre 2017

Non sparate sul...docente

Ho appena finito di leggere il libro di Eric Debarbieux intitolato appunto "Ne tirez pas sur l'école", Sottotitolo: "...Réformez-la vraiment". Editore Armand Colin, Parigi , uscito nel settembre di quest'anno.

Debarbieux insegna ora all'università di Creteil (periferia di Parigi) ed è stato per alcuni anni , delegato nazionale francese alla lotta contro la violenza scolastica, fuori e dentro le scuole. Di solito non leggo libri di pedagogia , ma questo di Dedarbieux mi intrigava, anche perché l'autore aveva scritto cose eccellenti sulla violenza scolastica. Il libro mi ha deluso. E' in realtà un pamphlet di difesa del corpo insegnante e di critica contro i tradizionalisti e gli anti pedagogisti. Piuttosto filo-governativo, nel senso che elogia  parecchie decisioni  ministeriali, ossia del centro o del livello scolastico più elevato, cioè il Ministero dell'Educazione Nazionale, che gestisce l'immenso apparato della scuola statale francese ( più di un milione di persone lavorano in questo servizio). Qua e là nel volume si difendono le molteplici decisioni in favore dell'inclusione degli studenti in gravi difficoltà scolastiche e in parecchie occasioni l'autore attacca i tradizionalisti , gli anti-pedagogisti, che rivendicano un ritorno alla scuola del passato. Con argomenti talora convincenti si dimostra che l'inclusione non è affatto una zavorra che frena i migliori. A questo riguardo l'autore cita a più riprese, senza nessuna distanza critica, i risultati dei quindicenni  francesi nell'indagine internazionale PISA e ne accetta il responso: i risultati dei Francesi sono quelli di un sistema scolastico non eccelso, né strepitoso né, pessimo.  Questa classifica va accettata e lui è uno dei rari in Francia che l'accettano, che ne parla, ma che non tira conclusioni catastrofiche. Mi vengono in mente le analisi di Denis Meuret, un economista che ha insegnato all'università di Digione, il quale  ha pure esaminato in modo molto più approfondito i  punteggi dei quindicenni francesi nell'indagine PISA e li ha interpretati in un'ottica comparata,  mettendo in evidenza  i punti deboli, i difetti,  della scuola francese. Il divario tra i due è enorme, anche se qua e là i due si assomigliano , quando per esempio comparano  i punteggi del sistema scolastico del  Québec con quello francese.

Debarbieux si è formato nel settore che un tempo si chiamava la scuola speciale, ossia nei servizi che cercano di evitare l'affondamento degli studenti, che li aiutano a stare a galla. E' favorevole a una scuola inclusiva, alle classi eterogenee, nelle quali convivono studenti forti e studenti deboli; L'inclusione è un compito immane anche se le percentuali del numero di studenti bisognosi di aiuto non è elevatissimo. I casi sono pero`molto complessi. Occorre essere preparati e forti non solo professionalmente ma anche mentalmente per tenere classi di pochi studenti totalmente persi, sbandati, restii a apprendere; isolati talora in casa, spesso nella scuola, sempre nella società; Molti casi sono gravi , con  studenti caratteriali, con problemi di comportamento, di inserimento sociale. Poi si è occupato di violenza scolastica , ha ampliato gli orizzonti e nel libro tratta della violenza in seno alle scuole, quella che esiste tra gli adulti dentro le scuole. Nel suo passato ha avuto un'esperienza nelle scuole di Freinet e se ne serve per mostrare tutta l'efficacia della cooperazione tra dirigenti, tra dirigenti e insegnanti,tra insegnanti e famiglie, e via dicendo. Ma anche la cooperazione non è semplice da gestire e da promuovere. Elogia i provvedimenti del Ministero che favoriscono questa prassi e denuncia la mancanza di mezzi.

Nondimeno il suo cavallo di battaglia restano gli anti-pedagogisti. Debarbieux non li sopporta e difende i pedagogisti che per lui sono la scuola russoniana, la nuova pedagogia,  Non cita le scoperte dei costruttivisti e difende a spada tratta le valutazioni che sono uno strumento per conoscere la realtà scolastica.

Per me Debarbieux resta ambiguo soprattutto quando parla di formazione iniziale degli insegnanti negli ultimi capitoli. E' molto astratto, parecchio teorico, privo di dati sicuri che né in Francia né in Italia ci sono ma che nelle università USA si producono sui modelli di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti. Non solo teoria ma messa alla prova, raccolta di misure. Ci vuole ingegno, perspicacia per farlo.  Leggendolo, si capisce che la riforma della scuola sarà lentissima, che richiederà parecchio tempo, molto di più di quello che avevo pronosticato. Qualcosa cambia, non tutto quel che si fa è errato, i fondi mancano ma si può produrre molto con poco o nulla, i dati ci sono, si è cominciato a interpellare la realtà e a raccogliere informazioni su situazioni che un tempo si davano per scontate o peggio ancora come incommensurabili.

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