jeudi 22 mai 2014

La nuova didattica: la fabbrica dei tessili


Ho avuto modo in questi giorni, piuttosto per caso, di visitare di corsa, purtroppo, un edificio scolastico nel quale risiede  una scuola primaria e che è gestito dal comune, ossia dalle autorità locali. L'edificio ha cinquant'anni circa ed è in via di restauro. In effetti lo si rifà.Scompaiono le aule tradizionali , si tenta la creazione di spazi aperti con due aule collegate tra loro da porte scorrevoli. Ho interrogato il dirigente che mi ha confermato, senza nessun rincrescimento, l'assenza di qualsiasi discussione con gli architetti che  hanno pianificato il restauro. In altri termini gli architetti hanno imposto con le loro scelte gli indirizzi  didattici e gli insegnanti hanno ereditato un edificio rinnovato, moderno  e si devono adattare a viverci e ad insegnare come l'edificio lo consente. Non lo possono modificare ma possono solo decorarlo a piacimento. Le aule sono rimaste ma c'e' una novità': i'accostamento di due aule separate, probabilmente due prime, due seconde, due terze (non ho chiesto)  da porte scorrevoli  il che permette agli insegnanti , se lo vogliono, di creare un grande spazio e un grande gruppo , di progettare attività  in comune, il che e' possibile perche' la media di alunni per classe e' di 22 alunni.  

Il corpo insegnante è giovane e mi è parso felice. Una insegnante con la quale ho parlato trova la nuova sistemazione piacevolissima e azzeccata. Non tornerebbe mai indietro, mi ha confessato.

Mi sono impressionati i colori. Tutto l'ambiente era un'orgia di colori, il che e' ormai una moda universale dalla scuola per l'infanzia fino alla fine della scuola primaria, ovunque nel mondo. Mi e' parso di essere immerso in un ambiente Benetton, Missoni,  o Stefanel. Quel che si vede nelle vetrine di queste marche nei negozi a New Yoork,  Londra,  Parigi o Milano,  lo si vede nelle aule.

Invece sono stato assai disturbato dal  vocio e dal rumore. L'edificio rimbombava. Forse sono arrivato al momento sbagliato. Mi ricordo di una scuola primaria con grandi spazi aperti in Giappone . Non si sentiva una mosca volare. Mi sono chiesto come ci si possa concentrare in un ambiente del genere, dove l'isolazione fonica lasciava a desiderare. Ma forse l'isolazione fonica non conta nulla. Ci sarà chi mi dira' che si tratta di libertà di discussione , di nuove competenze verbali da sviluppare, di discussioni di gruppo. 

Ho visto in questi strani spazi le celebri lavagne luminose interattive. La loro posizione molto periferica mi suggeriva che non erano uno strumento di lavoro rilevante. Non c'erano piu' le vecchie lavagne nere sulle quali si scriveva  con i gessetti, ma queste nuove lavagne erano addossate alle pareti in un angolo morto dell'aula. Un ex direttore didattico che mi accompagnava mi ha spiegato che l'ultima rivoluzione tecnologica adottata dalle scuole ( in questo caso si trattava di scuole statali) erano le diapositive. Poi non e' più' successo nulla. Infatti ho visto pochissimi computer. Forse c'era un'aula d'informatica. Non ho chiesto al direttore  se c'era o meno. 
Nelle aule c'erano invece i banchi, non alienati ma mesi per gruppi di quattro so sei.  Sotto la tavola di lavoro dei banchi due cassetti aperti con  quaderni e  libri.

Non c'era pi'u la cattedra, e gli insegnanti che ho visto erano appartati in un angolo. In questo ambiente scolastiche trionfavano le produzioni  etniche, in genere, decorazioni di stoffa multicolori. Mi sono venute in mente le fotografie che avevo visto a Treviso nella scuola di Benetton ( mi dispiace citare una seconda volta questa marca) appese ai muri o sui banchi dei maestri tessitori, che provenivano dall'India o dalle montagne andine. Dettagliati isolati, dai colori vivaci, che erano studiati millimetro per millimetro dai maestri dei tessuti pr inventare combinazioni che sarebbero state riprodotte  per fabbricare i maglioni o le gonne da vendere ovunque nel mondo.

Ho pensato subito al gran lavoro produttivo degli insegnanti. Un universo come quello che mi stava davanti esigeva una fantastica dose di creatività, di immaginazione, di lavoro  e mi sono chiesto se fosse questo il lavoro che gli insegnanti dovevano svolgere. Capivo che non si poteva ottenere un ambiente così  variopinto e decorato senza un grande impegno, senza scelte, senza stimoli per i bambini. La creatività' sprizzava da ogni angolo mentre appartate , morte, stavano le lavagne luminose.

Mi sono chiesto uscendo da quel centro scolastico e percorrendo corridoi su un lato dei quali c'erano le panchine sotto le quali stavano le scarpe degli alunni e sopra gli attaccapanni cosa potevano imparare gli alunni di quella scuola primaria, quali fossero gli obiettivi del direttore didattico , degli insegnanti, delle famiglie. 

I molti bambini visti mi sembravano felici immersi nei colori, nella pittura, nei tessuti. Forse lo erano anche le famiglie. Che sia questo il mondo delle competenze da curare e sviluppare? La creatività' suggirata da insegnanti iper-attivi, giovani, attenti alla moda, immersi nel mondo della pubblicità'?

PS.: Per una volta non ho scattato nessuna fotografia e non sono andato a visitare i bagni. Manca  quindi una parte cruciale della narrazione.

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